Giorgio Mezzalira: Aggiungere non togliere
Quanti, come noi, sostenevano nelle settimane precedenti al referendum su piazza della Pace che l’esito della consultazione avrebbe condizionato per molto tempo i rapporti tra i gruppi linguistici, in meglio o in peggio, e che ne avrebbe risentito la stessa immagine della città che si vuole aperta ed europea, ha davanti oggi – a distanza di 6 anni – la conferma e la misura di quella previsione. La difficoltà di giungere ad una posizione condivisa sulla candidatura di Bolzano a capitale europea della cultura, sconta infatti la mancata ridenominazione di piazza della Vittoria. C’è di che riflettere, anche perché sappiamo che non si tratta della posizione di un solo, pur autorevole, esponente della Svp cittadina. Diciamo che ci sono almeno tre mesi per riflettere e arrivare a raccogliere il necessario ampio, anzi unanime, consenso politico.
Nel frattempo, proprio alla politica, chiederemmo di far tesoro di quanto è successo allora. A coloro che avanzano l’ipotesi, come atto di buona volontà, di far ripartire la macchina del referendum sul nome della piazza, ci sentiamo di suggerire che su simili questioni, che chiamano in causa le passioni identitarie, non si arrivi a decidere a colpi di maggioranze etniche. Forse non è un caso che il tema della toponomastica sia stata una costante delle campagne elettorali del passato, quando si trattava di ricompattare i blocchi. Piuttosto facciamo valere la buona norma che su simili questioni, che incidono fortemente sugli equilibri della convivenza, si possa decidere sulla non ammissibilità dello strumento referendario. Più in generale, crediamo sia un buon predicato-guida per la valorizzazione storica e la salvaguardia delle rispettive culture e identità quello dell’“aggiungere”, piuttosto che quello del “togliere”.
Una proposta concreta? Crediamo che un segnale di buona volontà, che possa aiutare a far partire la candidatura a Bolzano capitale europea della cultura in modo che sia finalmente la cultura ad occupare la tribuna e guidare il processo, potrebbe essere quello di chiamare tutte le forze politiche, la Giunta ed il Sindaco, a riprendere concretamente in mano l’operazione dell’abbattimento della cancellata posta davanti al monumento alla Vittoria. Operazione che Salghetti aveva iniziato e che coinvolge la Soprintendenza ai Beni Architettonici di Verona. Si tratterebbe di un passaggio dal forte significato culturale. Quell’area recintata rappresenta infatti da tempo un luogo che non appartiene alla città; è uno spazio invalicabile, capace di custodire ciò che Marcel Roncayolo ha definito la “topofilia”, ovvero la manifestazione più ideologica di attaccamento al luogo. Riconsegniamo quindi il monumento alla sua città, in modo che si possa poi riconsegnarlo alla storia.