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Diana Çuli: Alexander Langer & Alessandro Leogrande - Memorie

28.2.2018, lettera

Sono passati tanti anni, più di 25, da quando incontrai per la prima volta Alexander Langer. Era il 1992, quando l'Albania aveva da poco rovesciato il regime comunista, quando il futuro ci era ignoto, con tanti interrogativi e con molte difficoltà. Uscivamo da un sistema autoritario e dittatoriale, con un solo Partito al comando, un' economia centralizzata, l' assenza di proprietà privata, una società divisa in classi e attraversata da odio ideologico. L'Albania voleva diventare una società democratica.

Oggi tutto ciò sembra ovvio per la nuova generazione albanese, ma più di due decadi fa eravamo di fronte a problemi complicati e difficili da affrontare.

In un inverno della Tirana di quei tempi, quando la città galleggiava nel buio per sei o sette ore

di fila per la mancanza dell'elettricità, incontrai Alexander Langer. Non ero da sola. Eravamo un piccolo gruppo di membri delle ONG, appena create per sostenere in qualche modo il processo difficile di democratizzazione del nostro paese. Non sapevamo nemmeno cosa fosse una ONG e come dovevamo muoverci. Degli italiani membri di organizzazioni venute in Albania ci assistevano e ci informavano di possibili nuove prospettive. In questo contesto ho conosciuto Langer che, in quanto eurodeputato e Presidente della Commissione per i rapporti tra Parlamento Europeo e l'Albania, veniva spesso in missione a Tirana.

Quegli incontri frequenti, che poi si sono trasformati in amicizie, ci fecero cambiare molti dei nostri punti di vista, considerare nuovi mondi di pensieri e idee; ci fecero sperare che l'Europa alla quale aspiravamo potesse essere una nostra grande sostenitrice. Questo non solo per le regole burocratiche e amministrative che imponeva, ma soprattutto per l'aria nuova che avrebbe portato nella nostra società: l'idea della pace, della difesa dell'ambiente, contro ogni forma di etnicismo e nazionalismo, per un mondo libero ma responsabile, per una democrazia funzionale e sostenibile fondata sui diritti umani e sull'eguaglianza di fronte alla legge.
Questo e quant'altro sentivamo nelle parole da Langer che continuava ad illustrarci le sue brillanti idee mentre discutevamo in bar e uffici privi di luce e di riscaldamento. Non si stancava mai di ascoltare le nostre domande e le problematiche della società albanese, di discuterne per trovare delle soluzioni e suggerire percorsi concreti in un momento confuso della nostra crescita.

Langer è diventato ai nostri occhi “ l'avvocato” dell'Albania in Europa e in tutti quelle istituzioni e organismi coinvolti con i destini del nostro paese. ma anche dei Balcani in generale, che lui conosceva bene e per i quali si è impegnato fino alla fine, con il desiderio ardente di veder prevalere la pace piuttosto che la guerra. Ci sentivamo privilegiati di questa relazione, in quanto individui e in quanto paese.

Rifletto spesso su come Langer avrebbe giudicato l'Albania di oggi, un paese non senza problemi – che ci sono ovunque del resto - in cui molti dei sogni suoi e nostri si sono avverati, in cui le idee che seminava si sono materializzate e concretizzate; dove le generazioni più giovani conoscono il cammino e il modo con cui il loro paese sta evolvendo.

Langer ha posto delle pietre miliari che sono alla base dei successi di questa nuova Albania.

Sicuramente ci sono stati molti europei - italiani, francesi, tedeschi e altri - che hanno contribuito a illuminare i nostri percorsi sofferenti e travagliati verso l'Europa, che ci hanno consentito di non perderci, non ucciderci tra di noi.

Uno di questi, forse tra i più speciali ed eccezionali, tra i più indimenticabili e impareggiabili, fu proprio Alexander Langer.

Anni dopo, durante miei appuntamenti e spostamenti letterari in Puglia, ho incontrato Alessandro Leogrande, di cui conoscevo il contributo importante per l'Albania e per il nostro popolo. Avevo seguito con molto interesse le sue opere ed in particolare il libro sul drammatico avvenimento che ci ha riguardato “Il naufragio, morte nel mediterraneo” . Per me era di nuovo un privilegio conoscere un autore e giornalista assai apprezzato in Italia, che si dedicava a questa vicenda tragica con un forte senso di giustizia, con un' idea profonda e chiara sulle questioni migratorie, dell'integrazione e del dialogo interculturale. Erano altri tempi ormai, in una fase diversa del nostro sviluppo rispetto agli anni '90. Le nostre relazioni culturali, economiche e sociali con l'Italia si erano stabilizzate dentro processi migratori globali e d'integrazione. Parlavamo tanto di questi avvenimenti con Leogrande, quando ci incontravamo in Italia, oppure quando era in visita da noi in Albania. La sua vivacità, la sua comprensione, la sua intelligenza nell'analizzare gli eventi, mi ha sempre sorpreso ed è stato un vero esercizio intellettuale.

“ Caro amico Alessandro, ti aspettavamo alla fiera del libro a Tirana l'anno scorso; ti aspettavamo per pubblicare insieme, in lingua albanese, una raccolta di articoli scritti da Langer sull'Albania. Ti aspettavamo per discuterne, per parlarne, per capire meglio i nostri paesi e per dimenticare – come ci succedeva di consueto – di appartenere a due popoli differenti. Perché tale era la tua relazione con le persone, con il mondo, con la società.

Tu eri un cittadino del mondo, tu appartenevi a tutti. La tua passione era la verità e l'amore per l'umanità. Le tue opere saranno sempre ben in vista nelle nostre librerie e il tuo ricordo rimarrà sempre vivo”.

Entrambi, Langer & Leogrande, in fasi differenti, avete costituito una specie di staffetta, nel consegnare all'Albania speranza, amore e solidarietà.

Sarete sempre indimenticabili !

 

28 febbraio 2018

 

Diana Çuli, nata in 13 aprile 1951 a Tirana (Albania), è giornalista e scrittrice. Laureata in filosofia, ha lavorato come redattrice alla rivista culturale Drita. Ha pubblicato diversi libri e da alcuni dei suoi testi sono state tratte sceneggiature per diversi film. Collabora a diverse testate culturali, e ha tradotto opere di Jean Paul Sartre, André Gide, Simone de Beauvoir.

Nel 2007 è stata premiata come "Scrittrice dell'anno 2007" dall'associazione degli editori albanesi per il romanzo “Angeli armati”.

In Italia ha pubblicato, per le edizione Besa, i romanzi: Scrivere sull’acqua e Angeli armati.

Da tempo impegnata del settore della promozione dei diritti umani e dei diritti delle donne, il 24 ottobre del 2012, le è stata consegnata dal presidente Giorgio Napoletano il grado onorifico di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (OMRI). Dal 2006 rappresenta l’Albania all’Assemblea del Consiglio d'Europa. È attivista della Società Civile per i diritti delle donne e le uguaglianze di genere.

 

(traduzione e biografia a cura di Gentiana Minga)

 

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