La Fondazione Alexander Langer aderisce alla Carta di Lampedusa, per una fratellanza euromediterranea
All'indomani delle disgrazie del 3 e 11 ottobre del 2013, dove centinaia di persone morirono a pochi metri dalle nostre coste, grazie ad un'idea ed al coordinamento dell'associazione Melting Pot Europa, a conclusione di un lungo ed intenso processo partecipativo, è stata approvata, il 2 febbraio 2014, la Carta di Lampedusa.
Si tratta di un vero e proprio manifesto politico che ha l'ambizione di disegnare un'Europa aperta alla libertà degli Individui a vivere degnamente su questa terra e, contemporaneamente, che permetta di riscrivere la storia del Mediterraneo libera da stragi, opportunismo e indifferenza e saldamente incastrata sui ritrovati percorsi di fratellanza e solidarietà.
Dopo un preambolo, che esplicita la struttura della Carta, segue una prima parte che enuncia i principi base della costruzione del documento e una seconda parte che affronta le politiche di immigrazione, con le proposte di abrogazione di alcuni istituti giuridici, di smilitarizzazione dei confini, di chiusura dei centri di detenzione amministrativa, e la costruzione di nuovi percorsi di accoglienza e solidarietà.
La Carta di Lampedusa, nel riaffermare i principi della Carta Mondiale del Migrante redatta a Gorèe – Senegal nel corso del Social Forum di Dakar del 2011, intende costruire un “patto” che unisca “tutte le realtà e le persone che la sottoscrivono nell'impegno di affermare, praticare e difendere i principi in essa contenuti”.
Attraverso lo strumento open source DokuWiki di Wikipedia, che ha permesso a molteplici persone di consultare e correggere progressivamente una bozza di documento della Carta, dopo due assemblee on line, alle quali oltre 70 associazioni italiane hanno discusso i principi generali e le modalità organizzative di stesura e partecipazione, e durante un meeting svoltosi a Lampedusa dal 31 gennaio al 2 febbraio, i rappresentanti dell'associazionismo laico e cattolico, i pescatori, gli imprenditori e gli abitanti dell'isola hanno approvato la Carta di Lampedusa e iniziato la raccolta delle firme di adesione.
Si tratta quindi di un un percorso aperto e partecipato dove la stesura della Carta e dei suoi principi fondamentali, realizzata a più mani tramite confronti web e conferenze on line, ha volutamente sperimentato la costruzione del diritto scritto dal basso e dove al primo posto vi sono le persone, la loro dignità ed i loro desideri. Attenzione particolare è stata data, nel corso della sua redazione, all'uso del linguaggio completamente scevro da richiami a terminologie giuridiche, a norme e codici al fine di proporre una visione dell'essere umano al centro della terra, terra intesa come spazio condiviso, con le sue libertà di movimento senza condizionamenti e impedimenti.
La Carta, nel riaffermare il diritto di tutti ad abitare il mondo e di costruire il proprio progetto di vita, sottolinea anche la libertà di “resistere a politiche tese a creare divisione, discriminazione, sfruttamento e precarietà negli esseri umani” e, contemporaneamente, il “dovere a disobbedire a ordini ingiusti”.
Alla base del documento vi è l'impellente necessità di una radicale trasformazione dei rapporti sociali, economici, politici, culturali, e giuridici che costituiscono il fondamento e la promozione dell'ingiustizia globale subita da milioni di persone.
Nella sua seconda parte la Carta di Lampedusa entra nel merito delle politiche migratorie ed afferma la necessità dell'immediata abolizione di tutte le operazioni legate alla militarizzazione dei territori e alla gestione dei dispositivi di controllo dei confini, incluso l'addestramento militare ai respingimenti e al controllo della mobilità delle persone in territorio internazionale, spesso mascherate dalla “retorica dell'umanitario” o dal semplice “dispositivo di sicurezza o di vigilanza”. E' proprio sulla base dell'improrogabile necessità di smilitarizzare i confini e le migrazioni che la Carta chiede l'immediata abolizione:
–del sistema Eurosur, concepito per implementare i meccanismi di controllo atti ad impedire l'accesso dei migranti nei territori dell'UE;
–dell'agenzia europea Frontex e delle sue missioni attualmente in corso, appositamente realizzata per contrastare l'arrivo dei migranti;
–dell'operazione italiana Mare Nostrum, anch'essa presentata come misura per la salvaguardia di vite umane, e dell'operazione europea Euban avviata in Libia;
–di tutti i sistemi di controllo e comunicazione degli apparati bellici (quali i sistemi elettronici e satellitari, radar, droni, sistemi di controllo biometrico, mezzi aeronavali...) volti al controllo delle migrazioni;
–di tutte le barriere materiali, con particolare riferimento ai muri e alle barriere fisiche che attorniano l'UE, costruite con il fine di impedire la libertà di movimento.
In base al principio della libertà di movimento, più volte richiamato ed enunciato, la Carta di Lampedusa chiede l'abolizione immediata dei seguenti istituti giuridici sui quali poggiano buona parte delle politiche migratorie europee:
–il sistema dei Visti che costringe coloro che non riescono ad ottenerlo a rischiare la vita per attraversare i confini;
–il diritto di ingresso, soggiorno e permanenza collegato al possesso di un rapporto di lavoro;
–il sistema delle quote;
–i limiti qualitativi legati ai criteri di reddito e di abitazione e di quelli quantitativi attualmente imposti ai ricongiungimenti familiari;
–l'intervento delle forze militari o di polizia nelle operazioni di assistenza e di accompagnamento dei minori, al fine di favorire l'intervento di personale qualificato e competente;
–il reato di ingresso e soggiorno “irregolare”, nonché i reati connessi con il soccorso, accoglienza ed ospitalità degli “irregolari”;
–il Regolamento di Dublino, e di tutte le sue successive modifiche, che impone ai migranti di richiedere la protezione internazionale nel primo stato membro in cui fanno ingresso, impedendo in tal modo alle persone di portare a compimento il proprio progetto migratorio;
–l'istituto della detenzione amministrativa con la chiusura di tutti i centri e le strutture di accoglienza contenitiva.
La Carta di Lampedusa chiede di abrogare quelle norme che, sulla base della cittadinanza, rendono ineguale l'accesso alle cure e al welfare, al lavoro, ai diritti politici, all'abitare, all'istruzione. Afferma la necessità di riconoscere l'esercizio pieno di pari diritti a chiunque si trovi nello spazio europeo a prescindere dalla sua cittadinanza. Ritiene il riconoscimento della cittadinanza europea, basata sullo ius soli, una necessità immediata ed impellente.
Denunciando tutte le morti e violenze avvenute nei centri di detenzione e confinamento su tutto il territorio dell'UE, la “Carta di Lampedusa afferma la necessità di mettere fine al sistema di accoglienza basato sui campi e centri per costruire invece un sistema condiviso nei diversi territori coinvolti, del Mediterraneo e oltre, basato sulla predisposizione, in ogni luogo, di attività di accoglienza diffusa, decentrata e fondata sulla valorizzazione dei percorsi personali, promuovendo esperienze di accoglienza auto-gestionaria e auto-organizzata, anche al fine di evitare il formarsi di monopoli speculativi sull'accoglienza e la separazione dell'accoglienza dalla sua dimensione sociale”.
E' necessario, a questo punto, coinvolgere all'interno del patto costitutivo offerto dalla Carta di Lampedusa più realtà possibili, nazionali ed europee, individuali ed associative, per diffondere i principi in essa contenuti e per costruire e comporre un'accoglienza rispettosa dei diritti umani e di tutti gli abitanti della terra, “in tutte le Lampeduse del mondo”, secondo la felice espressione del sindaco Giusi Nicolini, che ha partecipato ai lavori del meeting.
SALVATORE SALTARELLI
Bolzano 12.02.2014
La Fondazione Alexander Langer Stiftung ha sottoscritto la Carta di Lampedusa (che si legge in allegato), approvata il 1 febbraio 2014
Carta_di_Lampedusa_2_febbraio_2014.pdf (161 KB)