Premio Internazionale Premio Internazionale premio 2012 Tunisia

Libro Premi Langer alla CAmera Excursus Premi Langer dal 1997 al 2023 Anna Bravo: il filo rosso dei Premi I premi 1997-2018 Premio 1997 Algeria Premio 1998 Ruanda Premio 1999 Cina Premio 2000 Kosovo-Serbia Premio 2003 Italia Premio 2004 Polonia Premio 2001 Israel-Palest. Premio 2002 Ecuador Premio 2005 Bosnia Erzegovina Premio 2007 Sudafrica Premio 2006 Indonesia Premio 2008: Somalia premio 2009: Iran premio 2010 Fondazione Stava premio 2011 Haiti premio 2012 Tunisia
parlamento ital e europeo motivazioni stampa
premio 2013 - Donatori di musica Premio 2014 Borderline Sicilia Premio 2015 - Adopt, Srebrenica premio 2017 - AngaliĆ  - Asgi premio 2018 - Istituto Arava
premi Langer 1997- 2011 (18) Premio 2004 (2) Premio 2005 (13) Premio 2006 (8) Premio 2007 (15) premio 2008 (18) premio 2008 -II (18) premio 2009 (36) premio 2010 (6) premio 2011 - haiti (36) premio 2012 - Tunisia (26) premio 2013 - Donatori di musica (15)

All'Association Tunisienne des Femmes Democrates il premio Alexander Langer 2012

19.3.2012, comunicato stampa

Galleria delle immagini relative alla visita dell'Association Tunisienne des Femmes Démocrates in Italia: http://www.alexanderlanger.org/it/2/gal/132

L’Association tunisienne des femmes démocrates (ATFD) lavora da più di vent’anni per la promozione dei diritti delle donne nel quadro più generale dell’affermazione dei diritti umani.

L’ATFD è nata nel 1989, grazie a un momento di apertura politica nel paese, dagli sviluppi di un movimento femminista attivo da una decina d’anni. Nonostante la situazione delle donne tunisine fosse molto più avanzata rispetto a quella di altri paesi del Mediterraneo, era necessario fronteggiare con un’azione positiva di rinnovamento la strumentalizzazione che lo Stato faceva della questione femminile e il vuoto di strategia dei partiti dell'opposizione democratica sulle questioni della parità delle donne.

L'ATFD è stata la prima associazione femminista indipendente a lavorare sui temi dell'uguaglianza e della cittadinanza, in stretta relazione con quelli della democrazia e della separazione tra religione e politica. Grazie anche alla riflessione svolta con altri movimenti del Maghreb e del Mediterraneo, l'associazione ha potuto mettere chiaramente a fuoco l'articolazione tra i diritti delle donne e i diritti umani da un lato e tra l'uguaglianza giuridica e la democrazia politica dall’altro. Nell'approccio dell'ATFD vi è dunque un legame indissolubile tra lotta femminista e lotta per la democrazia.

Durante la dittatura, l'ATFD, collaborando con altre organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani, ha posto al centro del suo lavoro l'applicazione delle convenzioni internazionali e in particolare della CEDAW (Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne), affinché la Tunisia togliesse le proprie riserve al riguardo, poste in quegli anni sotto la spinta di forze duramente conservatrici. Altra battaglia importante è stata quella per l’applicazione del Code du statut personnel, adottato nel 1957, che ha consentito alle tunisine di vedere riconosciuti molti diritti, fra i quali il divorzio, prima che in altri paesi del Mediterraneo.

L'associazione ha saputo anche sollevare questioni di fondo come la violenza contro le donne, le discriminazioni sull’eredità e la specifica dimensione femminile della povertà. Lo ha fatto con coraggio e in piena indipendenza dal regime. Per questo ha dovuto subire una forte repressione rivolta contro la sua attività e contro le sue militanti.

Nel 1993, è nato un centro d'ascolto per le donne (Centre d'écoute et d'orientation des femmes victimes de violences), che ha dato luogo a forme di assistenza psicologica e legale. A questo si sono aggiunte campagne di opinione e rapporti di indagine destinati alle istanze decisionali come i partiti politici e le organizzazioni internazionali

L’ATFD si è impegnata inoltre :

- nella battaglia contro le molestie sessuali nelle scuole e nei luoghi di lavoro contribuendo all’approvazione di una nuova disposizione in materia;

- nella campagna per l'uguaglianza dei diritti di successione;

- nella creazione dell'università femminista Ilhem Marzouki (2009), "come luogo di scambio e di incontri per la causa delle donne" rivolta sia alle donne sia agli uomini;

- per la libertà di espressione e di informazione;

- per il diritto all'istruzione e per quello al lavoro, in particolare dei diplomati disoccupati (uno dei soggetti centrali della recente rivoluzione).

L'associazione, cui aderiscono circa 200 donne, svolge le sue attività per lo più a Tunisi, anche perché durante la dittatura l'accesso alle province era fortemente ostacolato non meno di quello alle aree più densamente popolate. Questo tuttavia non le ha impedito nel 2008 di appoggiare le lotte nel bacino minerario di Gafsa.

Durante la rivoluzione l'associazione ha aperto le sue sedi al movimento divenendo punto di riferimento per le associazioni attive sui temi dei diritti umani; e questo malgrado i forti controlli di polizia. Prima, durante e dopo le recenti elezioni, l'associazione si è impegnata nel monitoraggio dei media sulle questioni di genere.

Nell’attuale contesto di transizione democratica, l’ATFD si batte tanto nelle istituzioni quanto nelle province per difendere e promuovere le libertà conquistate, cercando di adeguare i propri obiettivi e la propria linea di condotta a una situazione in rapidissima trasformazione.

Il premio all’Association tunisienne des femmes démocrates vuole dunque riconoscere la lotta lunga e coraggiosa per i diritti delle donne e per i diritti umani di uno fra i soggetti più significativi che agiscono nel contesto tunisino. Vuole anche sottolineare la centralità della lotta per i diritti delle donne come condizione essenziale per il successo della transizione democratica in una realtà segnata da profondi rivolgimenti. Una realtà che giustamente Alexander Langer, pensando anche al possibile ruolo positivo di un paese come l’Italia, comprendeva nel più ampio spazio euro-mediterraneo, per il suo essere da molti secoli luogo di incontro e di integrazione fra culture e popoli. Oggi, oltre le contraddizioni e i conflitti presenti nell’area, la nuova primavera araba sembra aprire grandi opportunità e rinnovate speranze, nella prospettiva che proprio Langer auspicava di nuove forme di partenariato fra paesi e soggetti diversi, intese a creare condizioni di pace e a favorire uno sviluppo più equilibrato e rispettoso dell’ambiente. Perché il Mediterraneo riesca a non diventare un mero “spazio di nostalgia o un Paradiso perduto”, ma le popolazioni ad esso affacciate possano ricuperare e mettere a frutto la comune eredità culturale.

pro dialog