Premio Internazionale Premio Internazionale premio 2009: Iran motivazione Premio

Libro Premi Langer alla CAmera Excursus Premi Langer dal 1997 al 2023 Anna Bravo: il filo rosso dei Premi I premi 1997-2018 Premio 1997 Algeria Premio 1998 Ruanda Premio 1999 Cina Premio 2000 Kosovo-Serbia Premio 2003 Italia Premio 2004 Polonia Premio 2001 Israel-Palest. Premio 2002 Ecuador Premio 2005 Bosnia Erzegovina Premio 2007 Sudafrica Premio 2006 Indonesia Premio 2008: Somalia premio 2009: Iran
rassegna stampa arresto Narges 2015 link motivazione Premio
premio 2010 Fondazione Stava premio 2011 Haiti premio 2012 Tunisia premio 2013 - Donatori di musica Premio 2014 Borderline Sicilia Premio 2015 - Adopt, Srebrenica premio 2017 - Angalià - Asgi premio 2018 - Istituto Arava Premio 2023 Olga Karatch
premi Langer 1997- 2011 (18) Premio 2004 (2) Premio 2005 (13) Premio 2006 (8) Premio 2007 (15) premio 2008 (18) premio 2008 -II (18) premio 2009 (36) premio 2010 (6) premio 2011 - haiti (36) premio 2012 - Tunisia (26) premio 2013 - Donatori di musica (15) Premio 2023 (19)

A Narges Mohammadi, Iran, il Premio internazionale Alexander Langer 2009 Motivazioni:

1.12.2011, Comitato scientifico

Nata nel 1972 a Zanjan, Narges Mohammadi ha respirato fin da bambina l’atmosfera carica di speranze della rivoluzione khomeinista del 1979, che coglieva inizialmente il desiderio di riscatto nazionale e anticoloniale in un paese ricco di risorse, di storia e di un’antica cultura. Aveva 16 anni nel 1988, alla fine della lunga guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein, quando una società stremata e impoverita iniziava a rivendicare dal basso spazi di libertà e democrazia, riforme economiche e sociali.

Durante gli anni di studi alla facoltà di fisica, Narges si fa promotrice di un'associazione studentesca di nome Roshangaran (gli intellettuali), scrive articoli per giornali indipendenti a favore dei diritti delle donne e degli studenti, viene arrestata due volte per la partecipazione ad incontri giudicati illegali. E' un periodo questo in cui si apre una coraggiosa riflessione sulle conseguenze d’ideologie che iniziano a considerare pericolosi anche i sostenitori nonviolenti dei diritti e di una democrazia partecipata. Sostenitori che rispettano profondamente il sentimento religioso, e che proprio per questo ritengono che non lo si possa identificare con il modello teocratico in via d’affermazione nel paese.

Nel 2001 Narges sposa Taghi Rahmani che aveva conosciuto come docente all’università. Ora hanno due bambini, gemelli. Subito dopo il matrimonio, Rahmani, che per le sue idee ha trascorso in prigione ormai un terzo della vita, è arrestato e passa due anni in detenzione preventiva prima di sapere quali accuse gli erano state mosse.

Anche in seguito a queste vicende, Narges aggiunge ai suoi obiettivi la difesa dei detenuti, in particolare di quelli reclusi per reati d’opinione, che vengono spesso arrestati senza precise imputazioni, senza prove, senza che gli avvocati difensori possano aver accesso ai fascicoli dei propri clienti. Divenuta giornalista, scrive su riviste d’orientamento riformista, tra le quali Hajar, in cui si batte per l’uguaglianza di tutti i cittadini, indipendentemente dall'appartenenza di genere e dalle opinioni politiche o religiose. Lei stessa viene incarcerata altre due volte e le viene negato il permesso di far parte di cordate ufficiali e spedizioni che la costringe a rinunciare ad una delle sue passioni giovanili, le scalate in montagna.

Narges diventa una stretta collaboratrice di Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace nel 2003, ricoprendo la carica di portavoce e vicepresidente del Centro per la difesa dei diritti umani, che fornisce assistenza legale a centinaia di dissidenti. Dopo l’illegale chiusura del centro, il 21 dicembre 2008, la stampa internazionale ha dato ampio risalto alle sue dichiarazioni di protesta e ha messo in luce l'ampiezza del sostegno che il Centro ha saputo conquistare.

Il 7 settembre 2008 Narges Mohammadi è eletta presidente del comitato esecutivo del Consiglio Nazionale della pace in Iran, una vasta coalizione che si propone di evitare il pericolo di uno scontro militare interno. Ne fanno parte donne e uomini con storie diverse, scrittori, artisti, giuristi, attivisti sociali, studenti, sindacalisti, rappresentanti delle minoranze etniche e gruppi politici. Il Consiglio si oppone principalmente a ogni logica militare o violenta, ma si dichiara anche fermamente contrario ad azioni armate preventive contro l’Iran, che non risolverebbero la crisi nucleare e potrebbero invece destabilizzare la già fragile situazione nella regione del Golfo Persico, aggravando ulteriormente la situazione dei diritti umani. Il National Peace Council vuole far conoscere al mondo l’esistenza di “un altro Iran” che si oppone a ogni azione violenta e s’impegna per la costruzione della pace, sicurezza, stabilità e benessere, attraverso rapporti caratterizzati da tolleranza e amicizia. Narges è convinta che la società iraniana desideri profondi cambiamenti verso la democrazia e il pieno rispetto dei diritti umani: “ Non è un problema di un’élite, scrive, è il problema di un’intera nazione”. L'8 maggio 2009, mentre è in partenza per il Guatemala, si vede ritirare il passaporto. Solo dalla stampa viene a sapere che è genericamente accusata di aver svolto attività di “propaganda contro la Repubblica islamica dell'Iran”.

L'ultimo intervento di Alexander Langer al Parlamento Europeo, il 29 giugno 1995, era dedicato a una richiesta di sostegno alle donne algerine, che erano state protagoniste della lotta di liberazione anticoloniale e sentivano minacciati i diritti conquistati. Da allora diversi premi hanno portato nel patrimonio della Fondazione un insieme di amicizie e di relazioni con quella parte del mondo islamico in cerca di dialogo e di credibili interlocutori: ecco Khalida Toumi Messaoudi che non ha mai smesso di rivendicare la propria libertà di essere insieme berbera e algerina, musulmana e razionalista; la kossovara Vjosa Dobruna capace di non interrompere il filo dei rapporti con le amiche serbe anche nei momenti più difficili; il palestinese Sami Adwan impegnato con l'amico israeliano Dan Bar-On a confrontare le ragioni dei loro popoli da troppo tempo in guerra; la profuga di Srebrenica Irfanka Pasagic tornata nella sua città per portarvi i semi della verità e del dialogo; il miracolo del villaggio somalo Ayuub costruito insieme da Maana Suldaan e da Elio Sommavilla, una donna mussulmana e un prete cristiano,

E ora ben arrivata Narges Mohammadi, in questa costellazione di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera, portatrici di speranza.

Il premio, dotato di 10.000 euro, messo a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, è stato consegnato a Bolzano il 2 luglio 2009 nell’ambito dell’annuale incontro “Euromediterranea” organizzato dalla Fondazione Alexander Langer Stiftung.

Il Comitato scientifico della Fondazione è composto da Fabio Levi (presidente), Anna Maria Gentili (vicepresidente), Andrea Lollini, Anna Bravo, Bettina Foa, Edi Rabini, Francesco Palermo, Gianni Tamino, Giovanni Damiani, Grazia Barbiero, Helmuth Moroder, Ingrid Facchinelli, Liliana Cori, Mao Valpiana, Marco Onida, Margit Pieber, Marianella Sclavi, Marijana Grandits, Pinuccia Montanari.

 

www.alexanderlanger.org

pro dialog