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All'associazione di Haiti FDDPA (Fos pou Defann Dwa Payzans Aysien - Force pour la défense des droits des paysans haïtiens ), in memoria di Elane Printemps Dadoue,il premio Alexander Langer 2011 - Motivazioni

2.7.2011, FALS

Elane Printemps, da tutti chiamata Dadoue, è nata nel 1963 a Môle Saint Nicolas, ad Haiti, terra di oppressione e sofferenza. Liberatasi dallo schiavismo sin dal tempo della Rivoluzione francese, la sua popolazione non ha mai cessato di pagare il proprio coraggio con la vendetta di grandi potenze, come la Francia e gli Stati Uniti, che l’hanno schiacciata sotto il peso irredimibile di debiti immensi, con il sistematico esproprio dei contadini da parte dei grandons, i grandi proprietari terrieri, con le violenze gratuite e sistematiche di dittatori come i Duvalier padre e figlio. Una terra dove la miseria e l’oppressione, ben lungi dall’essere il frutto di una antica maledizione senza speranza, sono piuttosto il prodotto di una consapevole e reiterata rapina ad opera di soggetti internazionali coadiuvati da forze interne interessate a conservare le proprie ricchezze e il proprio dominio.

A vent’anni Dadoue ha lasciato il convento delle suore teresiane. “Mangiavo cinque volte al giorno e pregavo – ha raccontato -. Fuori la gente moriva di fame”. Lo ha lasciato per andare a Dofiné, in mezzo alle montagne, a insegnare ai bambini e, guardando prima di tutto al futuro dei più giovani, ad aiutare i contadini nel recupero della terra contro le prepotenze dei grandi proprietari. L’istruzione anche degli adulti, unita allo spirito solidale, è stata sin dall’inizio la leva su cui ha puntato per l’avvio di progetti agricoli sostenibili, finalizzati in primo luogo all’autoconsumo, alla realizzazione di sistemi di irrigazione e di vivai per ridurre la deforestazione delle montagne.

Con questo impegno Dadoue, insieme alla FDDPA, da lei fondata negli anni ’80 del secolo scorso, ha offerto occasioni di una vita degna alla sua gente, costretta altrimenti ad emigrare verso le bidonvilles che circondano le città. E alle donne in primo luogo, per le quali la possibilità di intraprendere piccole attività economiche, anche in forma cooperativa, ha voluto dire riprendere in mano la propria vita e potersi sottrarre a una lunga tradizione di sottomissione e violenze. Prima nel dipartimento di Artibonite e poi in altre zone del paese, le piccole azioni quotidiane per sottrarre bambini all’accattonaggio e ragazze alla prostituzione, per educare all’igiene e valorizzare la medicina tradizionale, per distribuire medicinali e combattere l’AIDS, sono state un modo concreto per affermare alcuni diritti fondamentali, a partire dalla costruzione di reti di auto aiuto promosse dal basso.

Un simile retroterra ha consentito a Dadoue e al FDDPA di operare da subito nella devastazione prodotta dal terremoto del gennaio 2010, mettendo al primo posto le esigenze della popolazione e facendo fruttare una conoscenza del territorio accumulata negli anni, denunciando la colpevole assenza dello Stato e la logica autoritaria e violenta di gran parte degli interventi d'aiuto internazionali. Di fronte all’enormità inarrivabile del disastro rimaneva solo l'impegno per una paziente ricostruzione delle condizioni elementari di vita e di convivenza, ad opera degli haitiani stessi.

Dadoue non si è risparmiata anche in quell’occasione, ma la sua vita è stata improvvisamente fermata a soli 48 anni, uccisa su di un autobus, il 24 aprile del 2010 a Cité Soleil, da un colpo di pistola sparato nel corso di una rapina.

Dadoue non era sola e i suoi amici hanno continuato da quel giorno il suo paziente lavoro, non solo ad Haiti. Per questo il premio Alexander Langer è rivolto a loro, in memoria di lei, che ha coraggiosamente esplorato i tanti modi di essere autori del proprio destino, di agire con efficacia negli interstizi di un potere stupidamente fiero della propria arroganza, per dare voce ai singoli e non perdere il contatto con i loro bisogni, per opporre la logica solidale della libera decisione dal basso al moderno gigantismo dei poteri globali.

 

Il Presidente del Comitato scientifico: Fabio Levi

 

Il Presidente della Fondazione: Enzo Nicolodi

 


Il premio, dotato di 10.000 euro, è messo a disposizione dalla Banca Popolare Etica Scrl di Padova

Il Comitato scientifico della Fondazione è composto da:

Fabio Levi (presidente), Anna Maria Gentili (vicepresidente), Andrea Lollini, Anna Bravo, Bettina Foa, Edi Rabini, Francesco Palermo, Gianni Tamino, Giovanni Damiani, Grazia Barbiero, Helmuth Moroder, Ingrid Facchinelli, Liliana Cori, Mao Valpiana, Marco Onida, Margit Pieber, Marianella Sclavi, Marijana Grandits, Pinuccia Montanari.

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