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Il premio che Narges Mohammadi non potrà ritirare
1.7.2009, www.comonifem.it
01.07.2009
Il 2 luglio, Narges Mohammadi, giornalista iraniana, dovrebbe ritirare a Bolzano il premio internazionale Alexander Langer 2009. Dovrebbe, perché a tutt’oggi la giovane redattrice è ancora priva del passaporto, ritiratole a maggio mentre cercava di partire da Teheran verso il Guatemala per tenere una relazione sul “Ruolo delle donne nella democrazia in Iran”. Il sequestro del documento è stato accompagnato dall’accusa di “propaganda contro il regime iraniano”.
Narges Mohammadi, nasce a Zangen nel 1972. La sua attività in difesa dei diritti delle donne e degli iraniani comincia già all’università, durante il corso di laurea in Fisica. E’ qui che Narges inizia a scrivere e parlare in pubblico della condizione femminile in Iran e della repressione dei diritti umani.
Diventata giornalista, la giovane iraniana inizia a collaborare con varie riviste riformiste, una delle quali, Hajar, viene messa al bando per essere troppo schierata a favore dell’uguaglianza femminile e in difesa dei diritti degli uomini e delle donne a prescindere dal loro credo politico e religioso.
Ma è soprattutto la prigionia del marito, Taghi Ramani, a determinare l’esposizione in prima linea di Narges. Il docente universitario, sposato nel 2001, viene, infatti, arrestato più volte dalle forze del regime (l'ultima qualche settimana fa), spesso senza sapere le motivazioni. In carcere ha già passato un terzo della propria vita .
Venendo a conoscenza di questa realtà, Narges decide di far conoscere la situazione dei reclusi, scrivendo su quei reati di opinione che violano i “più elementari principi del diritto, incarcerando illegalmente, senza precisare l’accusa, senza prove, senza condanna, senza che gli avvocati difensori possano aver accesso ai fascicoli dei propri clienti”. E, per questa aperta denuncia, per due volte, finirà in carcere.
Oggi Narges Mohammadi è vicepresidente e portavoce del Centro difensori dei Diritti umani e, dal 2008, presidente del Comitato esecutivo del Consiglio Nazionale della Pace, una coalizione composta da scrittori, artisti, giuristi, sindacalisti e gente comune, che vuole far conoscere un altro Iran, quello contrario allo scontro militare e alla logica del terrore, che spera nella diffusione dei diritti.
Difficilmente la giornalista iraniana potrà essere in Italia per ritirare i 10mila euro di premio assegnati dal Comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer. Sul sito della Fondazione compare un appello alla liberazione di Narges e del marito Taghi Ramani, la notizia di un’interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri Franco Frattini e le parole del premio Nobel per la Pace del 2003 Shirin Ebadi, con cui la giornalista collabora da tempo.