Life and voices in Srebrenica - Introduzione
Life and voices in Srebrenica
Seconda settimana internazionale
24 – 29 agosto 2008
Introduzione
Adopt Srebrenica
Il progetto “Adopt Srebrenica”, è un'iniziativa avviata nel luglio 2005 dalla Fondazione Alexander Langer di Bolzano e dall’associazione Tuzlanska Amica di Tuzla. Nel tempo ha coinvolto numerose persone, associazioni e istituzioni in Bosnia Erzegovina, in Italia ed in Europa, per promuovere a Srebrenica il rafforzamento delle forze portatrici di una cultura di pace e di trasformazione nonviolenta dei conflitti. Il progetto è anche un'ideale continuazione dell'opera di Alexander Langer, che si è impegnato per la convivenza e l'integrazione sia nel suo Sudtirolo – terra divisa che ha faticosamente trovato un equilibrio – sia nei Balcani e nel resto del mondo.
La prima Settimana internazionale del 2007
"International Cooperation for Memory" si intitolava nel 2007 la prima Settimana internazionale a Srebrenica, in Bosnia Erzegovina. Dal 27 agosto al 1. settembre la città è stata animata da incontri pubblici, seminari, workshop, eventi musicali, artistici e culturali. Sono venuti in tanti a Srebrenica, oltre 120 persone, dall'Italia soprattutto, e poi da Croazia, Serbia, Polonia, Belgio, Svizzera, Germania, Inghilterra, Ruanda, naturalmente anche dalla Bosnia Erzegovina, a portare il loro contributo di idee, con il desiderio di capire e di condividere la vita degli abitanti di Srebrenica.
Quelle giornate sono state la prima occasione di incontro pubblico tra Tuzlanska Amica, la Fondazione Alexander Langer e la realtà di Srebrenica. Un ruolo centrale ha avuto la “tavola” di confronto e discussione tra esperti locali e internazionali sulle condizioni per rendere possibile una memoria collettiva del genocidio e di tutti i crimini commessi durante le guerre degli anni novanta. Una memoria da coltivare e salvaguardare per questa e le future generazioni, affermando la verità storica di quanto accaduto, riconoscendo tutte le vittime come tali di fronte alla società ed alle istituzioni, condannando in tribunale mandanti ed esecutori e sostenendo l’intera cittadinanza di Srebrenica che ancora oggi soffre per le conseguenze a lungo termine della guerra.
Tredici anni dopo Dayton
È nata in quell’occasione l’idea di portare avanti il dialogo avviato con un incontro analogo in un territorio terzo ed ospitale, il Sudtirolo e il vicino Trentino, province italiane dove nel passato si sono affrontati momenti di forte tensione etnica. E dove ci si è attrezzati anche sul piano della conoscenza, della ricerca e della proposta per affrontare questo genere di conflitti. Ospitate infatti dall'Istituto sui diritti delle minoranze dell'Accademia Europea di Bolzano, si sono svolte dal 15 al 18 maggio 2008 quattro giornate di incontri ed eventi culturali sul tema “Tredici anni dopo Dayton: quale futuro per la Bosnia Erzegovina e Srebrenica?”. I vari esperti internazionali presenti hanno sottolineato il legame tra ricerca della giustizia, costruzione di una memoria condivisa e riforma del modello istituzionale etnicamente diviso creato dagli Accordi di Dayton. Sullo sfondo il processo di integrazione nell’Unione Europea, che da opportunità rischia di trasformarsi in slogan vuoto e senza credibilità.
Alle giornate hanno partecipato tra gli altri il Sindaco ed il Presidente del Consiglio comunale di Srebrenica, oltre ad un gruppo di volontari locali del progetto “Adopt Srebrenica”. Con loro anche delegazioni di giovani provenienti da altre aree dei Balcani, alla ricerca di una possibile comunanza d'intenti con cui superare le contrapposizione che hanno coinvolto le loro regioni.
L’incontro è stato parte integrante del Master per mediatori dei conflitti e operatori di pace internazionali promosso dall’Università di Bologna e dalla Formazione professionale italiana di Bolzano. Gli stessi studenti renderanno la visita partecipando a questa seconda Settimana internazionale. Un contributo significativo è venuto infine dall’Unità tecnica locale di Sarajevo della Cooperazione Italiana, che ha convocato negli stessi giorni a Bolzano un incontro tra tutti i soggetti operanti nell'area di Srebrenica e dintorni. Si è avviata così una conoscenza reciproca per verificare possibili collaborazioni sul campo, alcune delle quali sono già visibili durante questa Settimana.
La seconda Settimana internazionale del 2008
All’incontro a Srebrenica, in questo fine agosto, verranno di nuovo in molti dalla Bosnia Erzegovina, da altri paesi dell’area, dall’Italia e dall’Europa. Molto spazio sarà lasciato al dialogo con persone e organizzazioni locali, e all’ascolto delle voci di chi vuole esprimere nei modi più diversi ricordi, sentimenti, pensieri, desideri e speranze di futuro. Si visiteranno i luoghi storici e artistici, le risorse naturali come il lago Perucac o la vecchia sorgente termale. Poi l'incontro con artisti locali e internazionali che hanno scoperto la forza comunicativa del corpo, della musica, del teatro e del cammino nella natura. E le attività per giovani e bambini, con workshop creativi in città ed in alcuni villaggi.
I dibattiti porteranno a confrontarsi con altri luoghi di convivenza plurinazionale quale il confine tra Polonia, Lituania e Bielorussia, e con il lavoro appassionato di chi lì opera per la salvaguardia della memoria come segno per il futuro. A incontrare il pensiero e l'esempio di Alexander Langer, parlamentare europeo del Sudtirolo che ha dedicato i suoi ultimi intensi anni di vita per cercare d'interrompere lo scontro nei territori dell'ex-Jugoslavia. E a conoscere il prezioso lavoro di Mirsad Tokaca, responsabile di una delle organizzazioni che più operano per ricercare la verità e onorare tutte le vittime della guerra in Bosnia Erzegovina, restituendo a ciascuna un nome e un volto.
La Settimana si concluderà venerdì 29 agosto con un convegno dal titolo “Da Srebrenica a Bruxelles: l'Europa che vorremmo”. Un’occasione per ribadire che anche il cammino verso l’integrazione europea deve confrontarsi con il bisogno di giustizia e di memoria condivisa, tanto nei Balcani quanto in altre aree del vecchio continente come il confine italo-sloveno, con il suo passato difficile, o lo stesso Sudtirolo. E deve confrontarsi con il ricordo del fallimento europeo e internazionale nel fermare le guerre degli anni novanta, di cui il genocidio di Srebrenica resta l’emblema. Ma ci auguriamo anche un’occasione per parlare dell’Europa presente e futura. Un’Europa che non dimentica le vittime, che aiuta a curare i traumi e a costruire la pace. Un’Europa che non si rinchiude entro paure e muri, ma lascia attraversare i propri confini. Un’Europa fatta di cittadini attivi, che partecipano e non subiscono. Un’Europa aperta alla vita e alle voci degli altri. Di tutti.