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Srebrenica «riparte» da Bolzano

30.8.2008, Quotidiano Alto Adige, pag 43
Con l’arresto di Radovan Karadzic l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale è tornata sul passato - ancora attuale - del genocidio compiuto nel 1995 a Srebrenica (ottmila persone uccise dai serbi). Per il secondo anno consecutivo la Fondazione Alexander Langer di Bolzano e l’associazione Tuzlanska Amica di Tuzla hanno organizzato a Srebrenica una settimana internazionale di dialogo intitolata “Life and voices in Srebrenica”. Dal 24 al 29 agosto si sono tenuti a Srebrenica incontri, visite guidate alla città e ai villaggi limitrofi, workshop artistici, teatrali e musicali. Tra i partecipanti anche gli studenti del Master per “Operatori di pace e mediatori dei conflitti internazionali” di Bolzano. Questo è il loro diario. E’ bello incontrare le persone che ci riconoscono. Ma noi riconosciamo ciò che abbiamo intorno? Non si può sbagliare, siamo a Srebrenica, ma è la città che conosciamo?  Percorrendo la valle nulla è cambiato: le stesse case malconce, la stessa assenza di bambini. Al memoriale di Potocari le tombe sono sempre di più, molte lapidi non sono più di legno ma di marmo, migliaia di steli bianche che si ergono verso il cielo. Il cimitero musulmano - che ospiterà le oltre ottomila vittime del genocidio - sta assumendo il suo aspetto definitivo. Il cuore si stringe. La macchina passa silenziosa e a noi mancano le parole. Appena questo luogo di morte rimane alle spalle, una nuova vita prende il sopravvento. E respirare diventa più facile.  Entrando a Srebrenica, il ritmo della vita sembra essere ricominciato. Tante case sono state imbellettate e in parte ricostruite, si vedono meno segni di granate. Tanti i muratori e i carpentieri. Finalmente colori e persone in movimento. Molte donne hanno riempito i balconi di fiori. Chissà se l’anno prossimo si potrà di nuovo eleggere il balcone più bello, come voleva una tradizione spazzata via dalla guerra?  Il nostro ufficetto all’interno della Dom Kulture sembra abbandonato. Nessuno però ha staccato manifesti e cavi che lo collegano al mondo. Dopo averlo pulito e appeso i nuovi manifesti, la vita torna anche lì. E subito vengono a salutarci gli abitanti della casa della cultura. “Gdje si? Sta ima? Dove sei? Cosa c’è?”. Dall’anno scorso la diffidenza è diminuita e l’interesse è aumentato. Arriva anche la giornalista della radio per farci un’intervista. “Cosa farete quest’anno? Cosa è cambiato nel programma e nel vostro approccio?”. Ci ha colti alla sprovvista. L’anno scorso aveva aspettato quasi fino alla fine della Settimana Internazionale della Memoria, organizzata dalla Fondazione Alexander Langer Stiftung e da Tuzlanska Amica per incontrarci. Quella è stata una settimana di convegni e di seminari sul tema della memoria per iniziare a parlare della dignità di ogni vittima della guerra, senza dimenticare mai che qui c’è stato il primo genocidio in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Abbiamo portato a Srebrenica parole e ragionamenti, esperti balcanici, europei e dal Ruanda. Quest’anno invece abbiamo deciso di ascoltare e imparare da Srebrenica, dai villaggi della sua municipalità e dalla vicina città di Bratunac. Agli abitanti di questa terra abbiamo offerto occasioni di approfondire attraverso video, dibattiti e spettacoli il tema della memoria e della sua importanza per qualsiasi convivenza.

 

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