C'è un archivio, in gran parte ancora inesplorato, ci sono libri, articoli, diari, lettere, biglietti, note, foto,video, interviste, documenti. Ma un'esistenza, per quanto intensa, non si esaurisce nei fatti compiuti. Ci sono i sentimenti, c'è il volto, lo sguardo, il sorriso, i racconti, il non detto, e poi le attese, le inadempienze, le delusioni, e infine "il carico di amore per l'umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono".

Cosa resta, dopo un quarto di secolo?

Cosa arriva, fino ad oggi, da quella vita interrotta?

Cosa racconterà, ai ragazzi di domani, la storia di quel facitore di pace?

Fu difficile, anche per lui, coniugare tensione ideale e realismo politico. La nonviolenza ha bisogno sia di profezia e di politica. Alex ha saputo attraversare cariche prestigiose senza rimanere invischiato nelle sabbie mobili del potere ed ha trattato alla pari con capi di stato senza mai tradire la sua vocazione francescana. È stato profeta e politico, ma che fatica ridurre “la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si riesce a compiere”, fuori e dentro di sè.

Alex è stato anche un fine intellettuale che ha usato idee e parole per modificare la realtà, per spingere all’azione, per cambiare la politica, per mettere in contatto le persone, per realizzare progetti concreti. Così che anche i suoi scritti migliori, persino quelli della tensione poetica, sono stati partoriti sempre per una finalità bene precisa, indirizzati ad un obiettivo da raggiungere, una campagna da avviare, un’iniziativa da mettere in campo, una manifestazione da convocare. La politica in Langer è uno strumento umano per prendersi cura del luogo dove viviamo, di ciò che appartiene a tutti. La politica si deve occupare delle regole dello stare insieme, di come le comunità accettano che i tanti non possano sopprimere il desiderio individuale e di come questo convive, dialoga, accetta e trova una mediazione con le regole per tutti. La politica è l’arte della relazione umana e della ricerca della libertà, è la risposta al nostro bisogno di vita e cultura, risponde alla necessità di discutere il nostro desiderio con il desiderio degli altri. Un lavoro politico quotidiano di cura e responsabilità, un’indispensabile pratica di ascolto e partecipazione.

 

Langer descrive e interpreta la nonviolenza senza mai nominarla esplicitamente. Di sicuro è una scelta voluta. Erano presenti in lui una vocazione innata e una naturale dimestichezza con i principi base di una personalità nonviolenta. La ricerca di strumenti efficaci per la convivenza interetnica lo ha portato alla nonviolenza, il cui cuore sta proprio nel rifiuto della violenza. Nel Tentativo di decalogo Alex dedica un punto al “Bandire ogni violenza“. E non aggiunge altro. Non ha bisogno di specificare “senza se e senza ma”, o – come più probabilmente avrebbe preferito fare – “con tanti se e tanti ma”. Dice solo “no alla violenza” ed è un no chiaro e deciso, ma anche “convinto e convincente”. La scelta nonviolenta (laica e religiosa insieme) è decisiva nella biografia di Alex, non ideologica, sempre messa alla prova del confronto con realtà complesse e contraddittorie.

Alex è stato un innovatore della prassi e della teoria della nonviolenza, non si è adagiato su sentieri già calpestati, ha sfidato la nonviolenza e ha cercato un suo personale percorso. Non si è mai definito nonviolento ma “facitore di pace” e la nonviolenza è proprio questo: fare le diverse paci (al plurale, perchè ogni conflitto è una storia a sè e ogni pace ha bisogno di una ricetta diversa).

Questo è il suo lascito: andare avanti aprendo direzioni nuove, non accontentarsi della solita strada. Alex ci ha provato.

Mao Valpiana

3 luglio, 1995 – 2020

https://maovalpiana.wordpress.com/2020/07/01/il-lascito-di-alex-un-quarto-di-secolo-dopo/