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Edi Rabini: Dal Sudtirolo a Srebrenica. Una mostra

3.6.2015, Bruxelles 3 giugno

Grazie al Gruppo Verde di questo Parlamento europeo per questa iniziativa e per l'invto

La piccola mostra che ci accompagna, cerca di far capire i frutti che Alexander Langer ci ha lasciato in eredità, durante una vita straordinaria, spesso felice, (non dimentichiamolo), e poi nei 20 anni da quando ha deciso di andarsene nel 1995.

L'abbiamo intitolata “dal Sudtirolo a Srebrenica”, per sottolineare da dove veniva il patrimonio di esperienze che Alex ha sempre usato come parametro del suo modo d'agire, e proprio in BiH lo ricorderemo dal 2 all'11 luglio prossimo, insieme a persone che furono sue compagne e compagni di strada negli anni in cui riesplosero, dopo l'89, nazionalismi e progetti genocidari che ci illudevamo fossero impensabili dopo il “mai più” di Auschwitz.

Le informazioni che venivano dal “Verona Forum per la pace e la conciliazione nei territori dell'ex-Jugoslava” fecero del Parlamento Europeo, tra il 1991 e il 2000 il motore di un'azione di assoluto rilievo: dal tribunale penale già nel 1993, alla nuova convenzione quadro sulle minoranze, all'avvio di quei Corpi civili europei di pace che rispondevano al bisogno di dare forza strutturale ad una presenza organizzata nonviolenta nei luoghi di conflitto.

Abbiamo scelto di accompagnare la mostra con estratti di quel “Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica”, in cui Alex provò a sintetizzare nel 1994 la sua lunga esperienza di promotore di dialogo.

Nella mostra si trova infine una breve presentazione dei destinatari del “Premio internazionale Alexander Langer”, ideato e finanziato inizialmente da parlamentari europei di gruppi politici diversi. Ed è stata una felice coincidenza che il primo premio del 1997 fosse concesso ad una grande donna Algerina Khalida Messaoudi. Sapemmo più tardi che l'ultimo discorso di Langer in questo parlamento, il 29 giugno 1995, si concluse con un appello più che mai attuale: “apriamo le porte alle donne algerine”. Un tema centrale nell'impegno di Borderline Sicilia premo Langer 2014.
 
Tre sono stati i premi che non abbiamo potuto consegnare. Nel 1999 a due coniugi cinesi impegnati a dare nome ai morti i Tienanmen, dove venne ucciso il loro figlio. Nel 2008 ai dirigenti del villaggio somalo Ayuub, sequestrati e uccisi dagli shebab mentre stavano per raggiungere Bolzano. Nel 2009 a Narges Muhammadi, impedita dal governo iraniano di uscire dal paese e a più riprese rinchiusa incarcerata.

Prima di questo ultimo Premio ai giovani di “Adopt Srebenica”, vennero premiate la belgradese Natasa Kandic e la kossovara Vjosa Dobruna nel 2000, e nel 2005 la presidente di Tuzlanska Amica Irfanka Pasagic. 
Ascolteremo con emozione cosa ci diranno questi nostri amici di Srebrenica. Noi lo consideriamo una sorta di passaggio di testimone fra paesi e fra generazioni diverse che possano battersi per gli stessi ideali.

Per concludere lascio la parola proprio a Irfanka Pasagic, che ci ha guidato con mano ferma e gentile dal 2005: “Io non sono convinta che a Srebrenica la guerra sia finita. E’ un dato di fatto. Lì si gioca un gioco politico e ognuno trae profitto senza pensare a ciò che accade alle persone semplici. Nessuno in BiH come in Europa vuole una Srebrenica normale. La tragedia di Srebrenica continua. Non girate lo sguardo. Venite a Srebrenica perché se la situazione persiste vuol dire che il genocidio paga.
Srebrenica deve  diventare la città della memoria. Ma anche la città della speranza, la  città nella quale impareremo delle lezioni”.

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