Alexander Langer Alexander Langer Racconti e ricordi

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Francesco Comina: la sua "città-mondo" non conosceva muri

7.7.1995, da "Il Mattino"
Se muore Langer...E` l'amara sospensione di una domanda che in questi giorni mi confonde la mente. Come è accaduto già troppe volte in questi ultimi anni sono proprio i "portatori di speranza" le vittime preposte al sacrificio della vita.

È successo tre anni fa con David Maria Turoldo, il cantore appassionato del Dio che si compromette nella vita di tutti i giorni per distendere sulla terra il suo sguardo d'amore. Si è ripetuto subito dopo con padre Balducci, il grande predicatore della Badia Fiesolana, che fino all'ultimo ha accompagnato il saluto di Alex.

Balducci parlava dell'uomo planetario, dell'uomo nascosto, dell'uomo inedito e Langer si levava in piedi, quasi a confermare che quelle aspirazioni non sono impossibili e vane ma rispondono ad una chiamata reale, concreta. E` continuato con Tonino Bello, il vescovo-fanciullo che ha vissuto interamente e intensamente per gli altri passando, senza batter ciglio, attraverso gli infiniti orizzonti dell'impegno: dalla pace alla giustizia, dalla solidarietà alla comunicazione, dalla passione per i diritti umani alla premura per gli handicappati, per gli esuberi, per i diversi. Italo Mancini poi ha spezzato la catena della speranza più propriamente intellettuale facendo mancare l'ossigeno a quel modo di fare cultura che pone al centro della sua riflessione l'uomo rinnovato nell'amore e nella relazione con gli altri.

Ora si spegne il portatore itinerante della speranza, quello che più di ogni altro ha fatto da punto di convergenza dei sogni positivi di questi testimoni italiani.

A Langer addirittura l'Europa ormai stava stretta. E solo ora capisco lo stupore che mi colse il giorno che arrivò da Bruxelles il messaggio dell'interrogazione parlamentare da lui stesso richiesta per far luce sulle pressioni verso il missionario bolzanino padre Antonio Mazzucato, che era stato minacciato dal capo della tribù dello Zaire perché difendeva i pigmei. Ancora non mi rendevo conto che per Langer il mondo era veramente quello che è: una piccolissima porzione dell'infinito spazio che lo contiene. E la premura per i pigmei aveva per lui la stessa importanza della premura per i suoi vicini divisi dalle gabbie etniche e ideologiche. Ecco perché Alexander non poteva dichiararsi cittadino di una città o di una nazione. La sua città è la città-mondo, quella che non conosce muri di separazione perché abbraccia l'umanità nella sua diversificata totalità. Così il cristianesimo era per lui un ideale universale perché "non si distingue né giudeo né greco".

Ma quell'aspirazione ecumenica, quell'ideale cosmopolita, quella premura per gli altri, quel suo modo pacifico, trovano oggi più che mai un terreno sdruccevole. La prossima grande battaglia di Langer sarebbe consistita nell'opposizione alla decisione da parte della Francia di riprendere i test nucleari. A cinquant'anni dal'inferno di fuoco di Hirochima la speranza è colpita al cuore stesso del suo significato e colui che la tiene in serbo come un oggetto prezioso è sottoposto ad un'infinita tristezza.

L'io nascosto di Langer ha subito ancora la pressione dell'uomo edito, formalmente adattato ai dettami della cultura correnti. Egli l'ha travolto ma non l'ha battuto. Per questo mi chiedo: Se muore Alex Langer...

Ma mi riprendo pensando al cumulo di insegnamenti che questo profeta della pace ci ha lasciato e sotto sotto mi vien da dire che la morte di Alexander Langer è per tutti noi una grande benedizione. Sono sicuro che sotto quell'albero di albicocche si raduneranno tutti gli uomini che insieme a lui hanno intessuto trame perniciose perché l'arbitrio dell'amore abbia la meglio su ogni altra legge. E` quello il luogo dell'eterna primavera dove l'uomo e la Madre Terra impareranno a conoscersi per quello che sono: due soggetti interdipendenti e interattivi. Ecco allora che il lavoro di Langer avrà portato frutto e l'uomo nascosto potrà incominciare a far parlare la sua voce, sconfessando l'aridità di un mondo troppo insensibile e violento.
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