Dopo la commemoriazione dell'11 luglio 2007: con le donne e i giovani di Srebrenica
L’11 luglio scorso, nella piana di Potocari, a qualche chilometro da Srebrenica, c’eravamo anche noi. Alla cerimonia di sepoltura di 486 uomini uccisi nel 1995, le cui ossa sono state ricomposte, identificate e restituite alle famiglie durante questo anno…a fronte di migliaia di corpi massacrati che ancora attendono.
C’eravamo – una di noi insieme all’assessore Luciani, venuto a nome dell’Amministrazione e della comunità pescaresi - ad abbracciare , simbolicamente e in alcuni casi anche fisicamente, quelle migliaia e migliaia di persone, quasi tutte donne…donne… donne, la cui vita fu attraversata, 12 anni fa, dalla follia del conflitto etnico dell’ex Yugoslavia e dalla volontà di “genocidio”, organizzato e voluto, in quel luogo, da nazionalisti serbo-bosniaci.
Si doveva cancellare l’enclave musulmana europea più a nord .E in poche ore, da una cittadina di 30.000 abitanti, furono presi e trucidati oltre 8 mila abitanti maschi.
Padri, mariti, compagni, fratelli, figli,zii… da 14 anni in su.
Le donne, deportate, rimaste per giorni alla mercé dei trucidatori .
C’è chi ha perduto, in un sol colpo, anche 15 familiari…
Il tutto, nel cuore della nostra Europa, nell’ indifferenza sostanziale di noi tutti, sotto gli occhi di una postazione olandese dell’ esercito ONU che ritenne di non dover intervenire.
Da allora, le donne di Srebrenica, da secoli serene e dignitose europee musulmane, dolorosamente arrancano tra le memorie di quella storia e il ricordo dei loro uomini, nella perduta fiducia verso il mondo intero, tentando di sopravvivere “oltre il caos”, come recita il titolo del bellissimo libro di Elvira Mujciç, giovane bosniaca rifugiata in Italia.
Mila-donnambiente, associazione abruzzese di ecologia sociale, ha voluto perciò esserci, a Srebrenica, nel giorno della memoria.
Per rispondere innanzitutto all’appello della nostra coscienza; ma anche per dar seguito alla richiesta della nostra amica Irfanka Pasagic, bosniaca e psichiatra, premio Langer 2005, invitata a Pescara alla fine del 2006, dal Comune.
Scappata da Srebrenica durante la strage e rifugiatasi a Tuzsla, cerca da allora, con una forza, una professionalità e una generosità indescrivibili, di offrire sostegno, mentale e materiale, a migliaia di bambini orfani, a vedove e famiglie devastate.
Ci chiese Irfanka, allora, anche durante l’incontro con la stampa che a Pescara l’Amministrazione comunale volle organizzarle, di aiutare Srebrenica, non mandando soldi, bensì levandola dall’isolamento tramite l’attenzione, l’ascolto, la possibilità di una memoria, di un dolore e di una umanità condivisi…
Da quell’appello, la Fondazione Alexander Langer, l’Associazione Tuzlanska amica, la municipalità di Srebrenica, tante personalità di studiosi e artisti- insieme al Comune di Pescara, ad altri che man mano si aggiungono e a noi, pur se modesto il contributo che possiamo offrire- si stanno impegnando nell’organizzazione di un progetto denominato “ Adopt Srebrenica”, che ha l’obiettivo di realizzare, nella città, un Centro Internazionale di ricerca,documentazione,formazione per la prevenzione e gestione dei conflitti,inteso anche come luogo di incontro permanente per i giovani e i visitatori internazionali. Per la sua nascita il primo momento di preparazione si svolgerà dal 27 agosto al 1° settembre di quest’anno. Una prima settimana internazionale a Srebrenica.
Previsti una tavola rotonda internazionale sull’elaborazione della memoria e dei conflitti, forum su diversi temi e sul ruolo dell’informazione, spettacoli, laboratori,incontri di giovani, ospitalità nelle famiglie, quindi nascita o rafforzamento di reti di scambio o conoscenza…
Se ci auguriamo che alle donne, ai ragazzi e agli uomini superstiti di Srebrenica l’occasione permetta di riconquistare un filo di fiducia per la rielaborazione di lutti e conflitti, non meno importante il momento lo sarà per noi, che dobbiamo ancora comprendere la cancellazione, dalla nostra memoria, di una vicenda di tali proporzioni avvenuta nell’Europa odierna, a pochi chilometri da noi, appena aldilà del nostro mare, e di cui addirittura sembriamo rifiutare la responsabilità della conoscenza …
E se sarà confermato, come pare possibile, che anche la Regione Abruzzo intenda partecipare alla realizzazione di “Adopt Srebrenica”, sarebbe veramente bello che proprio da Pescara e dal nostro Abruzzo in tante/i – organi di informazione compresi - e tra i primi in Europa, potessimo vivere in Bosnia quella prima settimana dedicata ad una politica di umanità solidale.
Il nostro carissimo amico Alexander Langer , morto appena una settimana prima della strage di Srebrenica, dinanzi all’inerzia della politica e delle istituzioni europee e internazionali riguardo alle brutalità e alle violenze della guerra balcanica, scriveva : “ L’Europa nasce o muore a Sarajevo”.
Noi non sappiamo come la storia del nostro continente si evolverà; per quanto ci riguarda sappiamo di voler appartenere a quella umanità che intende dare contributi attivi di speranza agli altri umani, senza aggettivi di sorta.
Ma anche sappiamo, oggi, che ci potremo sentire europee solo insieme alle donne di Srebrenica, aiutandole ad aprire un varco di speranza anche a quei figli, giovane futuro del nostro continente.
Per Associazione Mila/DonnambienteMariella Saquella- presidente
Edvige Ricci – di ritorno da Srebrenica
Pescara, 20 luglio 2007