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Un nuovo patto costituzionale in ex-jugoslavia deve essere promosso dalla comunità europea

27.6.1991, Appelo PE
Di fronte alle dichiarazioni di indipendenza della Slovenia e della Croazia ed alla "fine della Jugoslavia" che esse sembrano proclamare, ed al successivo minaccioso dispiegamento di truppe, l'Europa si interroga come reagire.

C'è la posizione ufficiale della C.E. (che però non ne appare totalmente convinta e determinata) e degli U.S.A. e dell'U.R.S.S., che invocano la continuazione dell'unità jugoslava e non intendono riconoscere la secessione unilaterale. In favore delle due repubbliche e del formale riconoscimento del risultato della loro auto-decisione si levano invece voci, per ora minoritarie, soprattutto in certi paesi dell'Est europeo e presso qualche non disinteressato vicino (Bulgaria), tra altri popoli attualmente privi di sovranità statuale (i baltici, p.es.), e tra alcune forze politiche (una parte dei democristiani e dei verdi in diversi paesi europei; Marco Pannella in Italia..).

Come si dovrebbe muovere la Comunità Europea?

1) Va preso atto che due repubbliche dell'attuale Jugoslavia hanno proclamato la loro volontà di lasciare la federazione jugoslava: un fatto che aggiunge un ulteriore e gravissimo elemento di crisi che si somma ad altri aspetti che hanno già scosso profondissimamente la Jugoslavia, tra cui l'egemonismo serbo, l'oppressione verso la minoranza albanese nel Kossovo, l'asprezza degli odii etnici e la ripresa di molteplici nazionalismi e sciovinismi, la grave crisi economica, una complicata e controversa eredità storica e le difficoltà della transizione al dopo-comunismo in Jugoslavia come in altri paesi dell'est europeo.

2) Pur riconoscendo - naturalmente - il diritto di tutti i popoli di determinare liberamente i propri destini, sembra poco utile accreditare semplicisticamente l'idea che le difficoltà anche gravi nella convivenza tra popoli o etnie si possano risolvere attraverso le scorciatoie dei vecchi stati nazionali o attraverso chiare e nette separazioni.

3) Per quanto riguarda il futuro della Jugoslavia, potrà essere solo il pacifico negoziato tra le repubbliche e province autonome e la consultazione dei cittadini e delle loro rappresentanze democratiche a individuare un nuovo possibile assetto costituzionale, magari confederale, per assicurare ai popoli dell'attuale Jugoslavia condizioni di democrazia, di rispetto dei diritti umani e delle minoranze, di prosperità ed equità sociale.

4) Va sottolineato che è totalmente inaccettabile che si tenti di occupare o isolare la Slovenia o la Croazia con la forza, ed è ovvio che più si introducono elementi di tensione violenta e di incompatibilità tra popoli, più difficile sarà immaginare un futuro comune a coloro che oggi fanno parte della Jugoslavia.

Alla Comunità Europea si deve chiedere oggi una cosa molto precisa: piuttosto che invocare semplicemente la prosecuzione di un impossibile "status quo" che non ha più il consenso democratico, essa deve dirsi chiaramente contraria ad ogni uso della violenza contro la Slovenia e la Croazia e farsi parte attiva e magari istituzione ospitante e garante per un nuovo dialogo costituzionale senza violenza e senza pregiudizi tra tutte le parti jugoslave.

Alle forze democratiche, pacifiche ed ecologiste dell'Europa comunitaria spetta dare un suo preciso contributo per rilanciare e sostenere ogni forma di dialogo e di solidarietà inter-etnica in Jugoslavia e tra le sue repubbliche.

Alexander Langer
(Bruxelles, 27.6.1991)
pro dialog