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2.3. San Cristoforo e la metafora dell'attraversamento

San Cristoforo1, antico santo e martire cristiano : patrono dei viandanti, dei pellegrini, barcaioli, facchini e ultimamente degli automobilisti.
Nell'iconografia compare quasi sempre in un'unica scena : quella in cui trasporta sulle spalle il Bambino Gesù facendogli traversare un fiume. (L'attraversamento è un archetipo, che diventa topos letterario e della storia dell'arte).
Un giorno, decise di mettersi al servizio di Cristo, dedicandosi a trasportare i poveri e i deboli al di là di un fiume.
Un notte gli capitò di portare un fanciullo che ad ogni passo diveniva più pesante. Il bambino rivelò di essere Cristo e disse perciò al santo che aveva portato sulle spalle il peso del mondo. Il santo era anche patrono dei portatori di pesi d'ogni genere. Viene rappresentato con il tronco di palma fiorita a simbolo del martirio subito2.
In copertina del testo "Il viaggiatore leggero" è riprodotto san Cristoforo di Konrad Witz ( Kunstmuseum, Basel). Il pittore sottolinea realisticamente lo sforzo del santo sotto il peso di Gesù, per cui il bastone cui egli si appoggia si spezza ed il Bambino si attacca alla folta capigliatura del suo portatore per non cadere in acqua.

Non si può comprendere a fondo la personalità di Langer senza considerare l'aspetto religioso, che connota l'interiorità del suo porsi di fronte al mondo.
Nell'ultimo periodo della sua vita scrive una lettera a "San Cristoforo"3, simbolo dei viandanti e dei pellegrini, che hanno un cammino spesso duro da percorrere per giungere all'agognata meta.
Questa lettera gli ricorda l'infanzia: la raffigurazione del santo (di cui ancora non conosce il nome) <<dipinto all'esterno di tante piccole chiesette di montagna>> e la sua storia, che si faceva raccontare dalla madre.
San Cristoforo, che cerca di traghettare un fanciullo, ha un aspetto imponente, in cui risalta la forza delle "gambone muscolose" che sostengono il peso del bambino. E' un peso a prima vista facile da reggere, tenendo conto della vigoria del santo, che cerca di impegnarsi con tutte le sue forze fisiche e spirituali per portare a compimento questa impresa, che alla fine risulta nel complesso ardua.
Il nome di san Cristoforo significa colui che porta Cristo, dove il bambino <<apparentemente leggero, ma in realtà pesante e decisivo al traghettare>> è una metafora del Cristo (<<...ed avevi trovato il Signore che valeva la pena di servire, tanto che ti rimase per sempre quel nome>>).
Langer interiorizza questa immagine, che fissa come esempio da seguire.
Desidera avere la stessa forza del santo, che invoca per reggere quanto lo attende.
Ecco che questa metafora nella sua complessità semantica viene assunta dall'autore come simbolica della propria condizione e del proprio compito:
i vari fronti della sua attività e del suo impegno vengono a riassumersi in questa parabola emblematica e, al tempo stesso, a confluire nella pluralità di valenza. (<<E che la sua avventura possa essere un parabola di quella che sta dinanzi a noi>>.<<Ed il fiume da attraversare è quello che separa la sponda dalla perfezione tecnica sempre più sofisticata da quella della autonomia delle protesi tecnologiche: ...>>).
Questa la conclusione della lettera: <<La tua rinuncia alla forza e la decisione di metterti al servizio del bambino ci offre una bella parabola della "conversione ecologica"4 oggi necessaria>>.

Da tutto questo si può ricavare un aspetto pedagogico-didattico molto interessante che riguarda la funzione dell'opera d'arte, che non nasce solo come godimento estetico legato alla forma, ma anche come momento di interiorizzazione e riflessione di contenuti mediati da singoli.
L'approccio "formalistico" all'opera d'arte si integra al metodo iconologico, tendente a valutare i significati ed i contenuti storico-culturali del linguaggio figurativo. Il patrimonio iconologico occidentale è ricco di topoi, siano essi temi narrativi oppure figure storiche ed allegoriche, caratterizzate de precisi attributi che ne contrassegnano l'identità.
La conoscenza della tradizione cristiana, biblica ed agiografica è, quindi, indispensabile per orientarsi nel mondo di immagini della tradizione artistica europea, così abbondante di costruzioni allegoriche e di allusioni simboliche5. Lo studio dell'oggetto dell'opera d'arte facilita ed integra la comprensione formale ed estetica della stessa.
Un'opera d'arte va vista, inoltre, ripetutamente e in diversi momenti essendo importante conoscerla nella sua polisemia, nella possibilità cioè che essa dà di diverse letture ; a partire da queste differenti letture (che speso si integrano fra loro) possiamo arrivare a coglier una funzione conoscitiva ed al tempo stesso pratica.

1 Culto e iconografia: il culto di C. in Occidente è relativamente tardo, mentre in Oriente è già affermato nel secolo V. Tuttavia, la leggenda che fa di lui un brigante dalla corporatura gigantesca che, avendo trasportato il Cristo al di Là di un fiume, si convertì` assumendo il nome di Cristoforo, risale solo al X secolo ca, e si diffonde, con qualche modifica, nel mondo cristiano occidentale a partire dal secolo XIII, ad opera della Leggenda Aurea. In essa appare evidente la derivazione dal nome del santo che , inteso all'inizio nel significato simbolico di "Colui che porta Cristo nel suo cuore", prese in seguito un significato letterale per la tendenza popolare medioevale a dare corposità ai simboli: il suo martirio, poi, si modella sui supplizi di santi già noti in Occidente.
Il culto di C. si diffuse rapidamente e la sua immagine prese a campeggiare sulle facciate di chiese e porte cittadine in proporzioni gigantesche, affinché fosse ben visibile ai fedeli.
Cristoforo prima del battesimo si chiamava Reprobo, ma poi fu chiamato Cristoforo, come a dire Christum ferens, <<che porta Cristo>>, dato che porta Cristo in quattro modi, cioè sulle spalle trasportandolo, sul suo corpo per la macerazione del pentimento, nella mente per la sua devozione, nella bocca per la professione di fede o per la predicazione.
2 James Hall, Dizionario dei soggetti e dei simboli nell'arte, Milano, Longanesi & C., 1983, p.117, Bibliotheca Sanctorum, Roma, 1964, p.350.
Istituto Giovanni XXIII nella pontificia università lateranense; Jacopo da Varazze, Legenda Aurea (a cura di Alessandro e Lucetta Vitale/ Brovarone), Torino, Einaudi, 1995, pp. 543 ss.
3 "Caro San Cristoforo", in Langer, Il viaggiatore leggero, scritti 1961-1995, Palermo, Sellerio, pp. 328 ss. per <<Lettera 2.000>>, Eulema Editrice, febbraio-marzo 1990.
4 Cfr. 2.2. Conversione ecologica
5 Cfr. 1.2. il messaggio attraverso paradigmi, metafore e parabole
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