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Parlamento Verde Europeo per la pace e il disarmo

5.7.1990, strasburgo - 3-5 luglio
Proposta di risoluzione su "Pace e disarmo", preparata da Alexander Langer per il Parlamento verde d'Europa riunitosi a Strasburgo dal 3 al 5 luglio 1990 su invito del Gruppo verde al P.E.,

Il Parlamento Verde Europeo

A) esprime la sua grande gioia e soddisfazione per i profondi cambiamenti che hanno rinnovato il volto dell'Europa su iniziativa e pressione dei movimenti popolari e della società civile (soprattutto nei paesi dell'est europeo), positivamente intrecciati con il processo della "perestrojka" sovietica;

B) rileva che ormai è possibile mirare ad un'Europa che da segno di divisione e di contrapposozione tra blocchi politici, militari, economici ed ideologici - e quindi potenziale culla di una guerra mondiale - diventi invece segno di unificazione e di un nuovo ordine pacifico, democratico, solidale e giusto;

C) individua nella creazione di un nuovo sistema di pace e di sicurezza in Europa la condizione necessaria, anche se non ancora sufficiente, per promuovere e difendere la pace mondiale;

D) è convinto che l'Europa debba fare ogni sforzo perchè la conflittualità militare, politica, ideologica ed economica non venga semplicemente riversata - con i relativi potenziali bellici - su altre parti e soprattutto sul sud del mondo, bensì superata attraverso un paziente e tenace lavoro di negoziazione, di democratizzazione e di conciliazione;

E) ritiene che la necessaria e gigantesca opera di risanamento ecologico e sociale di cui l'umanità e tutta la biosfera oggi hanno urgente bisogno possa e debba essere finanziata attraverso il "dividendo della pace" e che sarebbe un'omissione criminale verso tutti i viventi e tutte le generazioni future non cogliere subito questa storica occasione;

F) saluta con favore i primi, ancora timidi passi verso un'opera di globale ripulitura dell'Europa e del mondo dalla pesante ipoteca degli armamenti, quali - ad esempio - la decisione presa dai paesi del patto di Varsavia di smantellare i comandi militari e l'inizio del ritiro di truppe da paesi stranieri o i progressi alle trattative di Vienna sul disarmo o le prime distruzioni di missili ed altre armi di sterminio ed auspica che gli sforzi in quella direzione vengano decisamente accelerati ed approfonditi;

G) riafferma il profondo legame tra pace e sicurezza, da un lato, e rispetto dei diritti umani e democratici, dall'altro, visto che solo il massimo sviluppo democratico in tutti i paesi può permettere ai cittadini di farsi valere e di impedire ogni deriva militarista;

H) individua nella conversione delle attuali produzioni, ricerche e commerci a carattere e finalità militari un compito primario che tutte le società e tutti gli Stati dovranno immediatamente intraprendere, possibilmente in accordo tra loro (ma senza aspettare l'accordo di tutti), dedicando il necessario impegno perchè i lavoratori di questi settori possano altrimenti ed a ben maggiore beneficio sociale impiegare le loro energie e comunque godere delle necessarie garanzie sociali;

I) individua, con grande preoccupazione, nel riemergere di forti tensioni nazionali, etniche e religiose una nuova fonte di tensione e di potenziale destabilizzazione della pace in Europa e si dichiara convinto della necessità di pervenire al più presto ad ordinamenti sovranazionali, federalisti, fortemente decentrati ed autonomisti per garantire a tutti i popoli e tutti i gruppi etnici o nazionali o linguistici la massima possibilità di auto-affermazione in un quadro di buona convivenza e di solidarietà che gli attuali stati c.d. nazionali spesso non riescono ad assicurare;

J) indica, infine, nell'opera complessiva di demilitarizzazione delle nostre società e della medesima concezione della sicurezza e nella ricerca di nuovi strumenti per assicurare sicurezza ai cittadini, ai popoli ed alla stessa natura un compito ormai maturo e non più differibile alle soglie del terzo millennio.

Per queste ragioni il Parlamento verde d'Europa:

1) invita le strutture ancora esistenti dei blocchi politico-militari contrapposti ed ereditati dalla "guerra fredda", ed in particolare la NATO ed il Patto di Varsavia, a fare posto ad un nuovo ordinamento che farà a meno dei blocchi contrapposti; invita soprattutto la NATO a non rimanere indietro in questo processo, che anzi la dovrebbe vedere assai più pronta ad assecondarlo ed a promuoverlo, vista la sua indubitabile condizione attuale di superiorità politico-militare; chiede a tutti gli Stati ed in particolare agli USA ed all'URSS di procedere senza indugio alla dissoluzione simmetrica delle due alleanze militari contrapposte in Europa;

2) esige, a nome di tutti i popoli da esso rappresentati, un epocale sforzo di radicale disarmo, che deve cominciare dall'immediato bando in tutta l'Europa di ogni armamento nucleare, chimico e biologico (impiego, produzione, vendita, trasporto, stoccaggio, proliferazione, ricerca..), dal ritiro di tutte le truppe straniere da tutti i paesi e da una decisa accelerazione dei negoziati per la riduzione ed il progressivo smantellamento anche delle forze militari convenzionali, in vista di una ormai realistica possibilità di un equilibrio senza il terrore delle armi;

3) si felicita con tutti quei movimenti e con quelli Stati che hanno preso iniziative o compiuto passi in quella direzione o hanno addirittura proposto esplicitamente (come in un referendum in Svizzera) la prospettiva di un ordinamento civile senza forze armate o comunque assegnato il disarmo (come nella RDT) quale scopo istituzionale al ministero della difesa;

4) propone che da subito gli Stati si accordino per l'istituzione di un "corpo di pace europeo" (multinazionale) nel quale giovani di tutti i paesi e di ambo i sessi possano svolgere un servizio di volontariato civile, sociale ed ecologico, ed invita i movimenti interessati ad anticipare tale prospettiva anche con proprie iniziative, nell'attesa che gli Stati li seguano, a partire dalle attuali strutture per il servizio civile;

5) esige che in tutti gli Stati europei e nei futuri ordinamenti comuni europei si riconosca comunque, finchè vi saranno delle forze armate, l'inviolabile ed imprescrittibile diritto di chiunque di rifiutare ogni forma di servizio militare e di prestazione armata e chiede che ogni limitazione a tale diritto venga rimossa dove ancora vige;

6) auspica che dalla Seconda conferenza (intergovernativa) sulla cooperazione s sicurezza in Europa ("Helsinki II") emergano strutture permanenti idonee a garantire una nuova politica di sicurezza basata sul disarmo e sul comune impegno ad affrontare - senza ricorso alle armi - tutte le minacce, gli squilibri ed i conflitti che possono costituire pericoli per la sicurezza, quali potrebbe essere, ad esempio, un Consiglio di sicurezza nel quadro della CSCE o altri strumenti opportuni;

7) si attende dalla CSCE II la definitiva ed anche formale conclusione della Seconda guerra mondiale e della Guerra fredda, con la conclusione di un globale e multilaterale trattato di pace e la definizione di un vincolante calendario operativo per l'eliminazione delle armi A-B-C dall'Europa, per sensibili passi nel disarmo convenzionale, per i ritiri di truppe straniere, per la costruzione degli organismi internazionali capaci di assicurare un sistema di sicurezza europeo e per il divieto di ogni esportazione di armi, nonchè per la costituzione di un "corpo europeo di pace";

8) incoraggia ed appoggia gli sforzi di quei movimenti e gruppi che alla Conferenza ufficiale "Helsinki II" vogliono affiancare una "Helsinki Citizens' Assembly" per assicurare il pieno ed attivo coinvolgimento della società civile europea nel processo di unificazione democratica e di riordinamento dell'Europa;

9) esige che tutti gli Stati europei riducano da subito e sensibilmente i loro bilanci militari ("un terzo in meno, subito"), investendo il "dividendo della pace" ai fini della conversione dell'industria bellica e per il risanamento ecologico e sociale;

10) invita tutti i popoli, i gruppi etnici, le comunità religiose, le minoranze etno-linguistiche, religiose o nazionali discriminate a perseguire i loro obiettivi di auto-affermazione senza ricorso alla violenza e senza ripercorrere a loro volta la stessa parabola che ha portato infaustamente alle politiche di potenza ed ai conflitti degli Stati c.d. nazionali, mirando al superamento degli Stati e dei confini nazionali piuttosto che alla loro moltiplicazione ulteriore;

11) indica nella cultura di pace e nell'educazione alla pace, alla democrazia, alla nonviolenza ed alla ricerca di soluzioni non-violente dei conflitti una strada importante per superare l'attuale concetto e pratica di difesa militare e per sviluppare alternative pacifiche alle tentazioni nazionaliste riemergenti; anche la sistematica costruzione o il rafforzamentio dei legami transnazionali di gemellaggio o simili tra Comuni, Regioni, associazioni, ecc. può rappresentare un importante contributo in questa direzione;

12) confida che gli eletti ecologisti in tutti i parlamenti europei (locali, regionali, nazionali e sovranazionali) vorranno orientare la loro azione secondo le linee qui indicate ed incarica la Presidenza di pubblicizzare questa risoluzione e di trasmetterla a tutti gli interlocutori interessati, sia tra i movimenti popolari e di base, sia tra le autorità pubbliche costituite.
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