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Verdi e Cristiani

31.12.1988, Alto Adige - 31.12.1988

Si moltiplicano i segni che tra i cattolici italiani l'attenzione e l'impegno sull'emergenza ecologica sono in netta crescita. Non c'è quasi più convegno - dal Meeting ciellino di Rimini, nell'agosto 1988, al recentissimo convegno giovanile della Cittadella di Assisi o all'incontro nazionale di Pax Christi - che non dedichi al confronto con le istanze verdi un dibattito, una relazione, un gruppo di studio. Se nell'estate del 1986 solo una pattuglia minoritaria di francescani ed alcuni loro amici aveva partecipato alla staffetta anti-nucleare (laica) Assisi-Roma, due anni dopo - nell'agosto 1988 - si è svolta nel cuore del mondo francescano una grande e qualificata assemblea su "giustizia, pace e salvaguardia del creato": termine, quest'ultimo, che indica la sintesi della preoccupazione cristiana intorno all'integrità della biosfera. Gli "scout" - dei quali le organizzazioni ad ispirazione cattolica costituiscono tanta parte - da sempre sono fortemente caratterizzati per la loro sensibilità verso la natura, ed altrettanto può dirsi, da ben più antica data, di certi ordini religiosi, anche diversissimi tra loro, come le famiglie benedettine o francescane. Sorgono nuove associazioni ambientaliste cattoliche (come "l'umana dimora"), e vecchie pratiche religiose - come p.es. il digiuno o il "riposo della terra" - riprendono significati e vigore. E chissà se non si sentono anche un po'"verdi" le migliaia di preti, frati e suore che nelle loro preghiere corali invitano i fiumi della terra, le isole del mare e persino i mostri marini a benedire Dio!

  Da qualche tempo il magistero ufficiale della Chiesa ha dato alcuni segni inequivocabili di attenzione ecologista. Basti ricordare due discorsi del Papa nel 1987: uno tenuto proprio a Civitavecchia, nei pressi della centrale nucleare in costruzione, dove Giovanni Paolo II invitava alla massima cautela nelle decisioni energetiche, con riguardo ai rischi ed alla salute, e l'altro pronunciato durante la sua vacanza dolomitica nella Val Visdende, dove erano più marcati gli accenti "verdi" nei confronti di tutta la natura. Nella recente enciclica "Sollicitudo rei socialis" poi tale attenzione si è fatta più circostanziata e più "socio-politica", con una esplicita critica all'"iper-sviluppo".

  Anche l'episcopato italiano ha recentemente mosso un primo passo ufficiale: i vescovi lombardi, col card. Martini in testa, sulla questione ambientale hanno rivolto una lettera ai fedeli, nella quale assumono - ed è la prima volta che succede - l'obiettivo della "conversione ecologica" (esplicitamente così definita) come una urgente priorità del nostro tempo.

  Tutta verde, dunque, la Chiesa? No, evidentemente, e neanche tutta scontata la nuova sensibilità ambientale di tanti cristiani, i quali - anzi - fin troppo spesso vedono nell'ecologia una specie di lusso di chi ha la pancia piena o di chi ama gli animali, ma non vuole i bambini. L'ecologia non di rado viene vista da certi cattolici come una specie di hobby, o una somma di mode: un composto di trekking, piste ciclabili, giardinaggio ed astruse regole di dietetica. Non sempre i verdi sono all'altezza di questa sfida: l'approccio settoriale e specialistico di chi identifica l'ecologismo tutto con la sua singola battaglia per la protezione di questo o quell'animale in via di estinzione o con una più moderata tecnologia ambientale, chi lo riassume semplicemente in leggi e provvedimenti a tutela dell'ambiente, e non è in grado di individuare e indicare credibilmente proprio quella complessiva "conversione ecologica" dei rapporti tra gli uomini e con la natura, faticherà molto a convincere persone esigenti sotto il profilo dei valori e della spiritualità. D'altra parte certe diffidenze cattoliche - che traspaiono anche nella citata lettera dei vescovi lombardi - sembrano francamente esagerate: si scorge lo zampino del panteismo, della deificazione della "natura" e della sottovalutazione dell'uomo, e sembra quasi che si tema una sorta di ideologia ecologista che mirerebbe a prendere il posto della religione. Oltre a qualche - meno nobile - preoccupazione che si affaccia ogniqualvolta il monopolio politico della DC verso il voto dei cattolici sembra messo in questione.

  Varrebbe la pena prendere sul serio questa reciproca sfida tra sensibilità ecologista e fede cristiana, per arrivare a confrontare più in profondità i momenti di convergenza e le eventuali ragioni di distanza o contrasto. Non si tratta di un dialogo tra interlocutori contrapposti ed organizzati, ma piuttosto dell'irrompere di una nuova attenzione e presa di coscienza che pervade tutti gli ambiti della società e della quale nessuno detiene il monopolio. Se la Chiesa ed i cattolici non vorranno perdere un importante treno del nostro tempo (come era in qualche modo successo nel secolo scorso rispetto all'emergere della questione sociale), faranno bene a farsi attraversare dalle ragioni ecologiste, da chiunque espresse. E se gli ecologisti non vorranno ridursi ad essere una specie di sindacato per i diritti dell'ambiente, dovranno farsi attraversare dalle ragioni di chi ha un forte messaggio etico da proporre - non ultima la Chiesa cattolica e le spiritualità cristiane in generale.

 

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