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Su una delle caravelle per Rio naviga la proposta di un tribunale per l'ambiente

1.6.1992, Rapporto dall'Europa 2 - Il viaggiatore leggero
Tra le molte proposte che diversi organismi non governativi porteranno alla Conferenza di Rio, ve n'è una molto precisa e circostanziata che, pur con un ampio sostegno internazionale, viene sostanzialmente dall'Italia: istituire - presso le Nazioni Unite, come loro organo permanente - un'Agenzia ed un Tribunale Internazionale dell'Ambiente. Tale idea sarà esposta, in seno al "Global Forum", da una delegazione del Comitato promotore del T.I.A., guidato dal magistrato di Cassazione Amedeo Postiglione, che da anni ne è l'animatore.

Può sembrare, per ora, un'idea avveniristica: al momento sono ancora scarsi e poco efficaci gli strumenti di tutela giuridica internazionale relativi all'ambiente, anche perché è comunque assai difficile vincolare degli Stati sovrani al rispetto di un diritto sovranazionale. Ne sa qualcosa la Corte internazionale di giustizia dell'Aja che giudica - tra estreme difficoltà e con mille riguardi diplomatici - sulle controversie tra Stati, senza alcuna garanzia che le sue sentenze vengano davvero rispettate: se ne sono accorti in Nicaragua, dove hanno ottenuto, a suo tempo, una sentenza favorevole contro il minamento dei porti da parte degli USA, senza che poi alcun "ufficiale giudiziario internazionale" potesse far rispettare il giudicato.

Ma esiste, in fondo, un precedente paragonabile: la Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo, che è considerata - giustamente - un grande progresso di civiltà giuridica. Gli Stati aderenti alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (del Consiglio d'Europa) accettano che i loro cittadini possano rivolgersi ad una Corte internazionale per lamentare violazioni dei propri diritti fondamentali, e si impegnano - pur con mille sotterfugi e ritrosie - di rispettarne le pronunce. Vuol dire che le enunciazioni solenni sui diritti dell'uomo ricevono anche qualche strumento di tutela giurisdizionale.

Oggi siamo al punto che qualcosa di simile dovrebbe succedere in campo ambientale: sempre più il diritto all'ambiente viene considerato un diritto umano (e non solo umano) fondamentale, ed i diritti dell'ambiente come qualcosa di non riducibile alla sovranità statuale o alla proprietà privata. Ma solo quando sono in gioco conflitti tra Stati (p.es. su diritti di prelievo ambientale o su risarcimenti di danni prodotti), se ne può occupare la Corte dell'Aja.

Assai diverso sarebbe se alcuni diritti fondamentali venissero finalmente sanciti in una Carta dell'ONU, ed alcuni strumenti giuridici - quali p.es. un'Agenzia Internazionale dell'Ambiente con funzioni di controllo e monitoraggio, ed un Tribunale Internazionale dell'Ambiente con funzioni giudicanti, accessibile anche a cittadini o associazioni (e non solo a Stati) - venissero installati come pegno comune di rispetto ed attuazione di obblighi e di diritti concordati e riconosciuti.

Quest'idea ormai non è solo un'intuizione astratta, ma ha camminato da alcuni anni, e si è via via solidificata: un Comitato promotore che in Italia ha cominciato ad agire dal 1987 - appoggiato, variamente, dal "movimento cristiano per la pace", da alcuni enti locali (il Comune di Reggio Emilia, tra i primi), dagli "anni verdi" delle ACLI, e soprattutto da tutta una rete di giuristi, studiosi e magistrati, che si raccolgono primariamente intorno al Centro elaborazione dati della Cassazione. Da lì è partita sinora la promozione di due grandi convegni internazionali, uno all'Accademia dei Lincei (nel 1989) ed uno a Palazzo Vecchio a Firenze (1991), che hanno sostanziato in un dettagliato progetto l'idea di una Convenzione internazionale di salvaguardia del diritto dell'uomo all'ambiente, con l'istituzione di un'Agenzia ed un Tribunale Internazionale. Si dovrebbe partire, secondo il progetto approvato a Firenze nel maggio 1991, da una Carta di principi firmata dai governi aderenti all'ONU, relativa al diritto "fondamentale all'ambiente" ed al "dovere inderogabile di solidarietà per la conservazione della vita terrestre a beneficio delle generazioni presenti e future", garantendo ad ogni persona alcuni diritti e doveri in proposito: tra le quali l'accesso all'informazione ambientale e l'azione giuridica a tutela dell'ambiente, ed il dovere di usare le risorse naturali con equità e parsimonia. Doveri particolari per gli Stati (dalla valutazione preventiva dell'impatto ambientale alla conservazione degli habitat ecologici) verrebbero fissati in linea generale, e su questa base i due organi di garanzia internazionale - l'Agenzia ed il Tribunale - svolgerebbero la loro opera. Il progetto prevede che l'una e l'altro si comporrebbero di 15 membri ciascuno, nominati dall'Assemblea Generale dell'ONU. Il Tribunale, in particolare, dovrebbe potersi occupare, su domanda dei singoli, delle associazioni non governative, degli stati e di organismi sovranazionali, di controversie ambientali di dimensione tale da essere di rilievo internazionale, ovviamente con un filtro di accesso che permetta al Tribunale stesso di selezionare le cause da affrontare. L'esecuzione delle decisioni dovrebbe ricadere sotto la responsabilità del Consiglio di sicurezza.

A Rio de Janeiro non potrà ancora essere decisa semplicemente l'istituzione di un simile organismo. Nessuno degli Stati membri dell'ONU ha sinora iscritto all'agenda dei negoziati internazionali questo obiettivo, pur avendo per esempio il Parlamento europeo votato in data 13.2.1992 una risoluzione (risoluzione Collins) in cui si raccomanda esplicitamente l'istituzione di un Tribunale Internazionale dell'Ambiente.

Ma l'azione di diffusione di questa idea e di persuasione verso i diversi organismi che si impegnano per una tutela efficace e solidale dell'ambiente, proprio a Rio de Janeiro potrà raggiungere molti interlocutori nuovi, soprattutto del sud del mondo. L'azione paziente e tenace di lobbying e di promozione che il Comitato intorno a Postiglione sta svolgendo - con il sostegno della Corte di Cassazione e di importanti Comuni, tra i quali Venezia, Firenze, Roma e Milano - dovrebbe fare un salto di qualità nell'appuntamento di Rio. A ciò, secondo Postiglione, dovrebbe contribuire anche l'istituzione di una "Fondazione per il Tribunale Internazionale dell'Ambiente", sostenuta da aziende ed enti, ed il coinvolgimento di illustri personalità internazionali - da Premio Nobel Carlo Rubbia a Lester Brown, direttore del World Watch Institute. Si dovrà verificare quanta attenzione e solidarietà la proposta riceverà nei diversi incontri di Rio, e se dopo l'UNCED l'obiettivo da raggiungere sarà tra quelli comunemente riconosciuti ed accettati. Molto dipenderà da come essa verrà sentita e valutata nel mondo degli organismi non governativi, ma la parola decisiva verrà indubbiamente dai governi: solo se a quel livello si comincerà a tenerne conto, potrà davvero realizzarsi - magari entro la fine del secolo.

da "Rapporto dall'Europa 2", giugno 92
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