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Alexander Langer su «Agenda 21» sullo sviluppo e il commercio internazionale - L'alternativa del commercio equo e solidale

17.1.1994

https://www.radioradicale.it/scheda/479088/intervento-di-alexander-langer-su-agenda-21-sullo-sviluppo-e-il-commercio?i=3578670

Cotenuto

Langer (V), relatore. — Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, in tempi di GATT, di prezzi ingiusti, di intermediazione spesso speculativa tra Nord e Sud, di dumping, di concentrazione, anche di rivolte che nel Terzo mondo scaturiscono da questi fattori — rivolte come quella del Messico che ha avuto sicuramente un'importante componente di reazione ad un mercato ingiusto, del quale ora si sente maggiormente il peso — c'è qualcuno che va controcorrente; qualcuno che commercia prodotti del Terzo mondo a prezzi onesti, che paga in tempo utile e paga in modo sicuro, consentendo in tal modo ai produttori di comprare sementi, macchinari e così via; qualcuno che aiuta nell'organizzazione del commercio, nell'immagazzinaggio, che sceglie oculatamente i fornitori, per esempio i piccoli produttori, privilegiando le cooperative — possibilmente quelle ad importante componente di lavoro femminile, di sviluppo regionale o indigeno — che aiuta l'autorganizzazione dei produttori e del commercio, che aiuta anche, in particolare, a collocare questo commercio in una dimensione interregionale di commercio Sud-Sud e non solo di scambio con il Nord del mondo, che chiama tutta questa attività «commercio equo e solidale», fair-Trade.

E' un'esperienza, questa, ormai presente in molti dei paesi comunitari, praticamente in tutti, come anche in altri paesi europei e dell'emisfero settentrionale e che ha sviluppato tutta una rete, piuttosto notevole, di partner nell'emisfero meridionale. Sono partner che si sono affacciati anche al nostro Parlamento europeo. Si sono già celebrate due Giornate del commercio equo e solidale, fair-trade Days — una nel '92 qui a Strasburgo, una nel '93 a Bruxelles — e già una trentina di colleghi, alcuni dei quali sono presenti oggi in Aula, hanno presentato una proposta di risoluzione che, approvata in sede di commissione per lo sviluppo, arriva oggi in Aula. I prezzi pagati da queste organizzazioni del commercio alternativo, che si sono in parte raggruppate in un'associazione chiamata EFTA — che non è la stessa EFTA di cui solitamente parliamo, la Free-Trade Association, bensì la fair-trade Association, europea anche questa —sono spesso da due a tre volte superiori a quelli praticati nel mercato ordinario, quello ingiusto, diciamo così, e hanno un giro d'affari che, certamente, è ancora piuttosto esiguo — attualmente circa 200 milioni di dollari all'anno — ma che è in decisa crescita.
Si tratta di organizzazioni costituite da cittadini, nei nostri paesi, che si rivolgono e hanno come partner dei cittadini nei paesi del Sud: non i governi, quindi, bensì cittadini autorganizzati. Questa realtà del commercio equo e solidale si traduce in alcune importanti organizzazioni. — chi non ha sentito parlare di Oxfam, di Wereldwinkels, della rete delle Botteghe Terzo mondo e tante altre iniziative? — che si rivolgono oggi con questa relazione, attraverso la commissione per lo sviluppo, alla Comunità, all'Unione europea, e dicono: «Noi chiediamo all'Unione europea di fare qualcosa». Cosa può fare l'Unione europea? Innanzitutto, può riconoscere l'esempio che il commercio equo e solidale sta dando, se pure in una dimensione ridotta. In secondo luogo, può sostenere, politicamente e materialmente, alcuni aspetti del commercio equo e solidale, in particolare le attività di informazione, di coordinamento a livello comunitario, di formazione, di tutela del marchio, di promozione della consapevolezza a livello dei consumatori, disposti anche a pagare qualcosa in più pur di acquistare prodotti socialmente più sani, che siano costati cioè meno lacrime, meno sangue e meno ingiustizia. L'Unione europea può estendere questo esempio, può utilizzare questa sensibilità dei cittadini, dal momento che questo non è un hobby che alcune minoranze oggi promuovono ma una precisa richiesta di rendere meno ingiuste le strutture commerciali Nord-Sud. Certo, ben sappiamo, signor Commissario, onorevoli colleghi, signor Presidente, che quella di cui stiamo parlando oggi è una nicchia. Una nicchia di coraggiosi pionieri che però può e deve essere sostenuta, perché molti punti possono essere uniti e diventare una linea, molti fili insieme possono diventare una rete, molte isole sparse possono diventare un appoggio per una navigazione più sicura e più certa. Ecco perché noi chiediamo che il PPE ritiri i suoi emendamenti, che tendono ad indebolire quel poco che oggi la Comunità potrebbe fare: non vogliamo indebolire i fili e rompere la rete addirittura prima che si formi. Ecco perché attendiamò con interesse le prese di posizione dei colleghi e, soprattutto, quanto ci dirà il Commissario.

 

Data 17 Gennaio 1994

Durata 00:05:19 Numero indice PE160 Lingua italiano, traduzione simultanea in inglese

Argomenti COMMERCIO - PARLAMENTO EUROPEO - POVERTA' - SOLIDARIETA' - SVILUPPO - TERZO MONDO - UNIONE EUROPEA

Verbale mancante

A cura di Andrea Maori e Marta Palazzi

PE3_AP_DE_1993_DE19940118-200010IT.pdf (154 KB)
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