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Alexander Langer sul vertice Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE) di Helsinki

15.9.1992

https://www.radioradicale.it/scheda/481881/intervento-di-alexander-langer-sulla-conferenza-sulla-sicurezza-e-la-cooperazione-in?i=3592701

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Langer (V). — (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, anche io, con i colleghi Romeos e Bertens, che hanno parlato prima di me, ho partecipato a nome del Parlamento al vertice conclusivo di questa conferenza di Helsinki della CSCE. Posso perciò concordare pienamente con il vicepresidente Andriessen quando egli parla di un turning point. Prima di questa Conferenza non era sicuro se la CSCE si sarebbe trasformata in una sorta di cadavere istituzionale, alla deriva sotto le molte istituzioni internazionali, oppure se il processo CSCE ne sarebbe risultato nuovamente vivificato.
Il gruppo dei Verdi al Parlamento europeo ha sempre propugnato la vitalizzazione della CSCE, ma non era affatto sicuro che ciò si sarebbe verificato. Dopo Helsinki si può dire a mio avviso che la Conferenza europea per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha di nuovo una sua esistenza politica ed ha dimostrato di avere un compito da svolgere. Il fatto che tutti i Capi di stato e di governo — attualmente 54 Stati — siano riuniti per due giorni insieme, il fatto che, per esempio, anche il presidente Bush abbia presenziato per due giorni, che Capi di nuovi Stati che mai avevano partecipato finora a grandi conferenze internazionali si siano potuti conoscere e parlare, ha fatto nascere l'impressione, almeno ai miei occhi, di un nuovo Congresso di Vienna, dove si sono incontrate persone — e con esse anche Stati e governi — che prima non si erano mai presi in considerazione.
Per questo mi sembra che noi, come Comunità europea, dobbiamo decidere chiaramente se vogliamo promuovere il processo CSCE e se la Comunità come tale intende svolgervi un proprio ruolo. Sono lieto che anche il presidente in carica del Consiglio dica sempre che la Comunità europea come tale deve svolgere un suo ruolo e lo vuole salvaguardare. Io credo che la CSCE sia fra l'altro una sede importante per una politica estera comune della CEE.
La cosa importante che noi individuiamo nel processo CSCE consiste nel fatto che in alcuni punti delicati della cooperazione sono state create delle basi per istituzioni ed impegni comuni. Altri colleghi hanno già parlato di questi temi, ad esempio dell'Alto Commissario per le minoranze nazionali. Anche noi ci rammarichiamo moltissimo che le sue competenze sono relativamente ridotte, ma il fatto che si è creata una istituzione del genere — e credo che dobbiamo ringraziare il governo olandese che ha presentato questa iniziativa — resta pur sempre un fatto di grande rilievo. Se consideriamo che ancora un anno fa la Conferenza di Ginevra degli esperti della CSCE non è riuscita a raggiungere - alcun accordo sul tema delle minoranze e dei gruppi etnici, ed ora si è del parere che proprio i conflitti etnici, i conflitti di confine e tra gruppi etnici diversi costituiscono una materia tanto delicata che va affrontata tempestivamente con un early-warning-system, che occorre inviare fact finding missions, e forse si deve pervenire a un processo di composizione o anche ad una procedura arbitrale — cosa che noi auspicheremmo - allora questo è a nostro avviso un risultato estremamente positivo. Consideriamo altresì un fatto molto positivo che in seno alla CSCE esista un'istituzione con cui gli Stati si possono garantire reciprocamente un equilibrato controllo elettorale; non si tratta di controllare il grado di democrazia e di rilasciare certificati, ma esiste un quadro comune di norme accettate che dettano le condizioni alle quali le elezioni possono essere riconosciute libere e democratiche. La stessa cosa vale nel settore dei diritti dell'uomo, e lo stesso clima si potrà creare, noi crediamo, anche nel campo della cooperazione ecologica. Un apposito capitolo del documento finale di Helsinki ne indica la via.
Infine non vogliamo dimenticare che Helsinki ha avuto una grande importanza non solo per il tema «diritti dell'uomo», ma anche per il tema «disarmo». Noi potremmo contribuire a che Helsinki divenga un contesto adeguato per promuovere il totale smantellamento delle armi atomiche, biologiche e chimiche, anzitutto nell'ambito di influenza della CSCE e quindi come noi speriamo — nel quadro delle Nazioni Unite. In questo campo noi ci aspettiamo un'azione ancor più incisiva della CSCE.
Se oggi — e qualcuno ha parlato del Nagorni-Karabach — possiamo dire ancora che la CSCE resta ancora relativamente impotente di fronte a certi conflitti, dalla Iugoslavia al Nagorni-Karabach, questo accade perché essa ha ancora troppo scarsi finanziamenti, troppo scarsi sostegni politici e riconoscimenti. Qui la Comunità europea può dare un forte contributo. Non avrà nulla da perdere, dato che — come ha ricordato il Commissario Andriessen — il compito e il carattere della Comunità europea sono diversi da quelli di questa organizzazione regionale delle Nazioni Unite. Io credo che, se noi aspiriamo a questo obiettivo, il Parlamento europeo debba partecipare concretamente a questo processo, non solo come mal tollerato inquilino della Commissione o come cane da guardia del Consiglio, come si è verificato questa volta a Helsinki. Credo che in futuro — altri colleghi ne hanno già parlato — noi dobbiamo batterci per una piena compartecipazione del Parlamento europeo.

 

Data 15 Settembre 1992

Durata 00:05:36 Numero indice PE027 Lingua tedesco, traduzione simultanea in francese

Argomenti ACCORDI INTERNAZIONALI - BUSH - COMMISSIONE UE - CONSIGLIO EUROPEO - COOPERAZIONE - CSCE - ESTERI - EUROPA - HELSINKI - UNIONE EUROPEA - USA

In allegato verbale PE 15.09.1992

A cura di Andrea Maori e Marta Palazzi

PE3_AP_DE_1992_DE19920915-070060IT.pdf (250 KB)
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