Alexander Langer sulla decisione del governo Rabin di espellere da Israele 420 palestinesi accusati di essere terroristi di Hamas - L'astensione del gruppo Verde sulla risoluzione finale

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Langer (V). — Signor Presidente, che tremenda delusione che il governo Rabin, eletto da quella maggioranza di israeliani che vuole concludere la pace con i palestinesi e tutto il mondo arabo, sia ricorso alla sciagurata decisione di espellere e deportare oltre i confini di Israele e dei territori occupati 420 palestinesi sospettati di essere estremisti di Hamas, senza processo, all'ingrosso, con scandalo grave dello stesso mondo giuridico israeliano, visto che così va a pezzi non solo la quarta convenzione di Ginevra, ma anche lo stato di diritto in Israele. Naturalmente, non abbiamo alcuna vicinanza con le posizioni e le iniziative di Hamas contro il negoziato di pace, così come Shalom Hashav, il movimento israeliano di Peace Now, non ha certamente alcuna simpatia per l'estremismo palestinese, eppure ha organizzato manifestazioni contro le deportazioni. Di fronte a una decisione così gravemente errata del governo israeliano, che evoca perfino un'ipotesi di pulizia etnica attraverso trasferimenti, non bastano le parole di deplorazione per premere su Israele. Ecco perché proponiamo di sospendere il quarto protocollo finanziario sino a quando non sarà risolta la questione dei deportati. Questa decisione noi la dobbiamo ai nostri principi e ai nostri amici. Ai nostri principi, concernenti il diritto internazionale, i diritti umani, la pace. Non può radicarsi impunemente un disprezzo continuo per le risoluzioni delle Nazioni Unite. Sanzioni diplomatiche ed economiche sono necessarie. Non può essere semplicemente ignorata la convenzione di Ginevra che sancisce doveri e diritti di potenze occupanti. Non si può pensare di continuare la trattativa di pace con i palestinesi se si mettono i dirigenti palestinesi più ragionevoli e moderati in condizioni impossibili, spingendo il mondo arabo verso un'immeritata solidarietà con Hamas, a partire dai deportati. Lo dobbiamo anche a molti nostri amici; a quella maggioranza di palestinesi che oggi vogliono veramente la pace e la convivenza con Israele, a quella maggioranza di israeliani che ha votato per fare finalmente pace, a quelle forze che all'interno del governo Rabin oggi hanno capito che l'errore del •capo del governo deve essere corretto senza indugio. Lo dobbiamo alla democrazia e allo stato di diritto in Israele, al quale teniamo molto, a tutte le numerose organizzazioni europee di cooperazione presenti nei territori occupati che ci hanno chiesto con insistenza di non delegittimare la loro credibilità, mostrandoci unilaterali e sordi e infine anche alla credibilità del nostro Parlamento che un anno fa, approvando a strettissima maggioranza la ratifica del protocollo, ha votato anche una risoluzione in cui prevede un freno d'allarme in caso di gravi violazioni. Purtroppo è venuto il momento di tirare questo freno d'allarme, e siccome non c'è stata maggioranza, noi ci asterremo sulla risoluzione finale.

Data 21 Gennaio 1993

Durata 00:03:31 Numero indice PE071 Lingua italiano, traduzione simultanea in francese

Argomenti ACCORDI INTERNAZIONALI - DIRITTI UMANI - ESTERI - ISRAELE - MEDIO ORIENTE - MOVIMENTI - PACIFISMO - PALESTINA - PARLAMENTO EUROPEO - RABIN - SANZIONI - TERRORISMO INTERNAZIONALE - VERDI

In allegato verbale PE 21.01.1993

A cura di Andrea Maori e Marta Palazzi