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Alexander Langer sulla situazione in Albania

8.2.1994

https://www.radioradicale.it/scheda/478952/intervento-di-alexander-langer-sulla-situazione-in-albania

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Langer (V), relatore. — Signor Presidente, alcuni anni fa l'Albania era praticamente l'unico «spazio bianco» sulla carta politica e anche sulla carta culturale dell'Europa. Nessuno conosceva questo paese, esso si era isolato ed autoisolato in una dittatura tra le più impenetrabili e in qualche modo tutti erano contenti che quest'Albania, tolta dalla circolazione, fosse anche una specie di garanzia di stabilità per tutti. Sapevamo — e all'interno della commissione per gli affari esteri ciò è stato oggetto di dibattito fin dal '90 — che la democratizazione non è mai esente da rischi e che una volta che si dà la parola al popolo, alla gente, ai cittadini, una volta che si sprigionano delle dinamiche democratiche, delle dialettiche democratiche, ovviamente la pace dei cimiteri non c'è più. In questo senso credo che noi oggi ci troviamo di fronte a un paese che è tornato nella famiglia europea a voler svolgere un ruolo, a voler avere delle relazioni, degli scambi, a voler interferire e a voler che si interferisca nella sua vita pubblica. L'Albania è sostanzialmente tornata ad essere un paese come gli altri in Europa, ma con questa differenza: è un paese con una spaventosa eredità e molto povero. Sicuramente nel corso degli ultimi anni, dopo che gli studenti albanesi — e a loro vogliamo rendere onore —hanno aperto la via alla trasformazione democratica e dopo che, in due successive elezioni, il precedente regime è stato sconfessato dai cittadini, ma in maniera pacifica — e di questo credo si debba rendere onore anche a un uomo che oggi è in prigione, l'ex presidente Ramiz Alia, al quale va riconosciuto il merito di aver reso possibile una transizione pacifica — dopo questo cambiamento democratico, l'Albania ha cominciato a camminare con le proprie gambe. Oggi l'Albania ha, a nostro giudizio, sicuramente superato il sistema comunista — credo ci sia un rifiuto diffuso dell'eredità del passato radicato tra i cittadini — ma non sempre possiamo ancora dire che ci sia una «normalità democratica», una quotidianità democratica pienamente sviluppata nel paese. Questa è la ragione, colleghe e colleghi, per cui la commissione per gli affari esteri vi raccomanda con questa relazione una serie di passi che intensifichino le relazioni tra l'Albania e il resto dell'Europa e, in particolare, l'Unione europea, e raccomanda di aiutare l'Albania in questa fase di passaggio. Oggi non è più il momento degli aiuti di emergenza, non è più il momento del pronto soccorso: ormai è venuto il momento dello sviluppo di strutture, di economie, di rapporti sociali, di provvedimenti ambientali, di infrastrutture che abbiano durata e che diano al paese respiro e capacità di contare sulle proprie forze; oggi c'è ancor bisogno che i nostri paesi aprano le loro porte, in particolare ai giovani albanesi, per periodi anche brevi di formazione, di apprendimento, diciamo pure di apertura al resto dell'Europa. Esprimiamo, nella relazione che vi sottoponiamo, alcune preoccupazioni per la normalità democratica in Albania, tema su cui altri colleghi parleranno più diffusamente. Sono stati presentati anche emendamenti alla relazione, però credo che tutto questo non debba oscurare un elemento di fondo importante: i cittadini albanesi hanno scelto pacificamente e con tutti i mezzi a loro disposizione — compresa la fuga sulle zattere — di voler essere una parte dell'Europa, di voler essere partecipi dell'eredità democratica del nostro continente. Questo credo sia indubitabile ed è questa la ragione per cui nella nostra risoluzione non solo ci si rallegra di aver aperto la via ad accordi di cooperazione con l'Albania, ma si chiede anche di aprire una prospettiva, che io auspico ravvicinata, di trattato di associazione con questo piccolo paese europeo. Credo di poter concludere così: se, oggi, di fronte a tutto quello che avviene nell'Est dell'Europa, la nostra Unione europea non è in grado di aiutare efficacemente la transizione in un paese così piccolo, che richiede quindi mezzi limitati, con che faccia ci presentiamo a dare un contributo alla transizione nell'enorme Russia o in tutto il resto dell'Europa centrale e orientale? Credo che l'Albania sia, in un certo senso, un banco di prova per quello che noi sappiamo fare. In questo senso chiedo alla Commissione e, ovviamente, se possibile, anche al Consiglio, di pronunciarsi, e raccomando che la risoluzione, elaborata dalla commissione per gli affari esteri e della quale ho l'onore di essere il relatore, venga accolta da questo Parlamento.

 

Data 8 Febbraio 1994

Durata 00:05:31 Numero indice PE141 Lingua italiano, traduzione simultanea in inglese

Argomenti ALBANIA - COMMERCIO - DEMOCRAZIA - EST - ESTERI - EUROPA - PARLAMENTO EUROPEO - STUDENTI

In allegato verbale PE 08.02.1994

A cura di Andrea Maori e Marta Palazzi

 

PE3_AP_DE_1993_DE19940208-050010IT.pdf (317 KB)
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