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Alexander Langer sulla situazione in Bosnia-Erzegovina - Il sostegno alle forze democratiche ed interetniche

27.5.1993

https://www.radioradicale.it/scheda/481871/intervento-di-alexander-langer-sulla-situazione-in-bosnia-erzegovina?i=3592665

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Langer (V). — Signora Presidente, colleghe e colleghi, con la risoluzione che ci accingiamo ad approvare — almeno così spero — questo Parlamento segna, a mio giudizio, una tappa molto importante.
Ancora lunedì, una persona molto autorevole diceva in quest'Aula che era meglio non arrivare a nessuna risoluzione, perché non avremmo comunque potuto trovare un punto di vista comune. Io credo invece che siamo capaci di esprimere un punto di vista innanzitutto morale, ma anche politico. Il punto di vista morale è questo: non ci arrendiamo alle conquiste militari, non ci arrendiamo ai rapporti di forza, non ci arrendiamo a una logica di epurazione etnica. Non è possibile che in Europa i confini di nuovi o di vecchi Stati vengano tracciati secondo criteri che vietino la convivenza con persone di altra lingua, altra religione, altra razza — se vogliamo usare questo termine —all'interno di uno stesso Stato. Noi, l'Europa comunitaria, non possiamo accettare la logica degli Stati etnici, non possiamo accettare la logica delle espulsioni, la logica del terrore per cacciare la gente dalle case, la logica di una statualità basata sull'omogeneità etnica forzata. Questo lo dobbiamo dire a tutti gli interlocutori e in particolare, oggi, a coloro che si stanno spartendo la Bosnia-Erzegovina: ai serbi, da una parte, che se la contendono da lungo tempo e con maggior violenza, ma anche ai croati, dall'altra, che stanno usando ed abusando della situazione attuale.
Noi non ci arrendiamo: uno Stato riconosciuto dalle Nazioni Unite, che si chiama Bosnia-Erzegovina, che è uno Stato multietnico, ove gran parte della gente comune voleva e vuole che rimanga tale, non può essere cancellato dalla carta geografica con la forza dell'aggressione, non può essere trasformato in preda di guerra. Se questo avvenisse, si lascerebbero inevitabilmente delle sacche di resistenza, ove vivrebbero, per un po' forse ancora protetti, coloro che non sono «omogeneizzati», o perché musulmani o perché semplicemente cittadini, diciamo così, interetnici, che non vogliono far parte del fronte serbo né del fronte croato, che vogliono essere semplicemente cittadini, che vogliono essere semplicemente democratici.
Questa è la cosa più importante, e con la risoluzione di oggi — che considero molto migliorata dagli emendamenti presentati dalla collega Crawley, con i quali ci si propone anche un piano di azione concreta — noi intendiamo mantenere, riconoscere e sostenere la Bosnia-Erzegovina e i suoi organi sovrani ma, soprattutto, sostenere la popolazione. Ci mettiamo quindi dalla parte dei più deboli, e fra questi dobbiamo annoverare anche la società civile di tutte le regioni, di tutte le repubbliche dell'ex Iugoslavia, poiché in tutte le regioni, in tutte le repubbliche, vi sono molte persone di pace. Noi, purtroppo, ascoltiamo troppo spesso solo coloro che vogliono la guerra, ma dobbiamo cominciare ad ascoltare anche le forze di pace. Questa è la ragione per cui, alla vigilia della conferenza dell'ONU sui diritti umani a Vienna, si riunirà una conferenza civica di pace e di riconciliazione dell'ex Iugoslavia, alla quale va tutto il nostro augurio e sostegno.

 

Nel link il video non è disponibile. Esso è disponibile presso l'archivio della Fondazione, pur essendo malfunzionante.

 

Data 27 Maggio 1993

Durata 00:03:12 Numero indice PE055 Lingua italiano, traduzione simultanea in inglese

Argomenti ASILO POLITICO - BALCANI - BOSNIA ERZEGOVINA - DEMOCRAZIA - DIRITTI UMANI - ESTERI - GENOCIDIO - JUGOSLAVIA - KOSOVO - MACEDONIA - SERBIA - STRAGI - UNIONE EUROPEA

In allegato verbale PE 27.05.1993

A cura di Andrea Maori e Marta Palazzi

PE3_AP_DE_1993_DE19930527-100030IT.pdf (124 KB)
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