Alexander Langer durante le fasi di votazioni su risoluzioni in merito alla situazione della Bosnia Erzegovina
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Langer (V). — Presidente, noi Verdi non siamo tra coloro che vedono il mondo in termini così semplicistici, per cui tutto il male sta da una parte e tutto il bene dall'altra. Però non chiudiamo neanche gli occhi dinanzi alla realtà. Di fronte alla caduta di Srebrenica — un ulteriore obiettivo raggiunto dalla parte serbo-bosniaca nella politica di epurazione etnica — bisogna che si prendano misure nuove, per cui noi chiediamo al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di allargare senza indugio il mandato e anche la consistenza delle forze in Bosnia-Erzegovina, sia per far cessare assedi e attacchi, impedire bombardamenti aerei, bloccare la fornitura di armi agli assedianti serbo-bosniaci e l'impiego di armamenti pesanti sia anche per far arrivare effettivamente a destinazione gli aiuti, perché non è possibile che questi debbano essere spartiti tra aggressori ed assediati. Noi chiediamo che si impedisca e si scoraggi ogni ulteriore bonifica etnica e chiediamo al consiglio di sicurezza di esaminare con urgenza ulteriori misure che possano fermare i combattimenti e creare condizioni di vita possibili, anche attraverso il ricorso all'amministrazione fiduciaria civile, sotto mandato delle Nazioni Unite, ai sensi della Carta dell'ONU, per disarmare i combattimenti e ristabilire convivenza e legalità in Bosnia e Erzegovina. Questo è quanto gli Stati membri della Comunità — e noi chiediamo che il Consiglio se ne faccia portavoce — devono chiedere senza indugio al consiglio di sicurezza.
Data 21 Aprile 1993
Durata 00:01:41 Numero indice PE078 Lingua italiano, traduzione simultanea in inglese
Argomenti ARMI - BALCANI - BOSNIA ERZEGOVINA - CEE - ESTERI - GUERRA - JUGOSLAVIA - ONU - PARLAMENTO EUROPEO - RISOLUZIONE - SERBIA - SICUREZZA - VOTO
In allegato verbale PE 21.04.1993
A cura di Andrea Maori e Marta Palazzi
PE3_AP_DE_1993_DE19930421-020060IT.pdf (121 KB)