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Alexander Langer sulla politica estera e sulla sicurezza della Comunità europea

7.7.1992

https://www.radioradicale.it/scheda/481853/intervento-di-alexander-langer-sulla-politica-estera-e-sulla-sicurezza-della-comunita

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Langer (V). - Signor Presidente, tocca a me intervenire a nome del gruppo dei Verdi sulla politica estera e di sicurezza della Comunità.
Abbiamo sentito con interesse dal Presidente Cavaco Silva che la cooperazione in tale campo si eserciterà soprattutto nei confronti dell'Europa centrale ed orientale, dell'area mediterranea e del Maghreb. Ma se consideriamo la situazione esistente in Jugoslavia temo che ci troviamo di fronte ad un monumentale fallimento di tale politica comune. Per la verità esiste un altro monumentale fallimento, la Conferenza di Rio, su cui però non posso soffermarmi ora. Non vorremmo che, alla fine, fosse proprio un'avventura militare a rilanciare la politica estera e di sicurezza comune. C'è ancora un abisso da colmare tra il non fare niente, o addirittura fare cose sbagliate quali, per esempio, lanciare sciaguratamente l'idea che la Bosnia-Erzegovina possa essere divisa in distinti cantoni etnici, e operare un intervento militare. A nostro giudizio quest'ultima dovrebbe essere una scelta solo estrema, pensabile esclusivamente dopo il fallimento di ogni altro mezzo, una scelta da operare su decisione e sotto il comando dell'ONU, con carattere di polizia internazionale e, quindi, con chiari limiti. Non dovrebbe essere, per intenderci, una guerra contro la Serbia o contro la Federazione serbo-montenegrina, ma solo un intervento per far cessare aggressioni e devastazioni in Bosnia-Erzegovina e restituire la parola al negoziato.
Intanto, però, non vogliamo sottovalutare alcuni segni positivi, cui attribuiamo grande valore: l'op-posizione crescente dei democratici serbi contro il regime di Milosevic; le manifestazioni tenute a Belgrado da gruppi di pace delle donne, da studenti e intellettuali, da coraggiosi giornalisti e prestigiose autorità ecclesiastiche; infine, le importanti aperture del neopremier Panic, alle cui assicurazioni vorremmo davvero poter credere.
Alla Comunità chiediamo di rilanciare la sua iniziativa per quanto riguarda alcuni punti essenziali: invochi una forte garanzia dell'ONU all'incolumità, l'integrità e l'unità della Bosnia-Erzegovina; proceda all'immediato riconoscimento della Macedonia, senza condizioni sul nome; preveda cospicue misure di intervento per i profughi, sia sotto forma di assistenza finanziaria a chi li accoglie nei paesi circostanti, sia sotto forma di una generosa apertura delle nostre frontiere e un'assunzione comune ed equamente ripartita degli oneri che ne derivano; rilanci con forza il negoziato, tenendo finalmente conto — anche se, purtroppo, assai tardivamente — di alcuni suggerimenti provenienti non soltanto dalle opposizioni democratiche della Serbia, della Croazia e della Slovenia, ma anche della stessa commissione Badinter.
Ma non di sola Jugoslavia è fatta una comune politica estera e di sicurezza. Mentre da un lato il nostro gruppo non concorda sull'appalto che di questa politica la Comunità sembra voler fare, in misura sempre crescente, all'Unione dell'Europa occidentale — che politica comune è se poi viene affidata ad una sorta di agenzia separata, di cui non fanno parte nemmeno tutti e dodici gli Stati della Comunità? — dall'altro chiediamo insistentemente che la Comunità intervenga a favore della riforma dell'ONU, per portare avanti il processo di cooperazione e sicurezza in Europa e per rilanciare le trattative di pace tra Israele e i palestinesi. Su questo punto chiediamo un forte impegno alla politica estera comune.

 

Durata 00:04:00

Data 7 Luglio 1992 Numero indice PE0013 Lingua italiano, traduzione simultanea in francese

Argomenti BALCANI - BOSNIA ERZEGOVINA - ESERCITO - ESTERI - EUROPA - GUERRA - JUGOSLAVIA - MACEDONIA - MILOSEVIC - ONU - PACE - RIFUGIATI - SERBIA - SICUREZZA

In allegato verbale PE 07.07.1992

A cura di Andrea Maori e Marta Palazzi

PE3_AP_DE_1992_DE19920707-050170IT.pdf (257 KB)
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