Giorgio Mezzalira: Non demolire ma spiegare ecco la chance
Non demolire, ma spiegare. Titolava così il corsivo del direttore del Dolomiten, Toni Ebner, di sabato scorso, sulla questione dei cosiddetti relitti del fascismo. Bene. Partiamo da qui. Partiamo con lo sgombrare il campo dalle ipotesi irrealistiche, quali la completa rimozione dei simboli e l’ancor meno probabile trasloco a Trento del monumento. Gli oggetti del contendere, infatti, come opportunamente ricorda il direttore del quotidiano di lingua tedesca non sono di proprietà né del Comune, né della Provincia, e si dà il caso si viva una stagione politica nazionale con un governo, a cui non pare proprio si possa chiedere tanto. Partiamo dalla convinzione che, per favorire il dialogo necessario affinché si possa arrivare a proposte di soluzioni praticabili, vadano evitate richieste impossibili. E questo anche nella consapevolezza che si tratta di non ricacciare nell’angolo, chi considera quei simboli – e siamo convinti siano in molti - come un’opportunità per iniziare una rigorosa e urgente opera di contestualizzazione e per riconsegnarli alla città come testimonianze di un passato, sul quale il giudizio della storia è netto e senza appello.
E’ vero, non basteranno tali interventi, sebbene importanti, a risolvere d’incanto le resistenze e le derive nazionalistiche e patriottarde, che continuano a covare sotto a quella che chiamiamo la convivenza tra i gruppi. Saremmo ingenui a pensarlo. Gli sforzi e l’impegno da mettere in campo investono processi di lungo periodo, come quelli culturali, che hanno bisogno, a più livelli, di una paziente opera che sappia guardare avanti, alle nuove generazioni.
Non condanniamoci però all’immobilismo, non corriamo il rischio di rimanere prigionieri della convinzione che i tempi non sono ancora maturi. Quando mai lo saranno, se non ci si prende la responsabilità di muovere qualche concreto passo, per favorire tale maturazione? Quando mai lo saranno se, dall’altra parte, anziché passi, si vogliono vedere i salti mortali? Quando mai lo saranno, se il concreto rischio a cui andiamo incontro con il possibile stallo sulla questione dei monumenti, è quello di un inevitabile inasprimento dello scontro etnico, e proprio sulla via delle prossime elezioni comunali?
Partiamo, allora, dallo spiegare e dal non demolire. E’ un po’ più faticoso e meno sbrigativo e c’è bisogno di teste, che non abbiano già chiuso per stanchezza, per anagrafe, per sfiducia o per partito preso.