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Paolo Bergamaschi: COSI' IL POPULISMO DI TRUMP FA BRECCIA IN OCCIDENTE

26.12.2020, La Gazzetta di Mantova - Il Commento

Anche se la sera di mercoledì 4 novembre, quando ho visto il lento ma inesorabile e vincente recupero di Joe Biden, ho tirato un sospiro di sollievo confesso di avere provato un profondo senso di inquietudine. Sono stati più di 73 milioni gli americani che hanno votato per Donald Trump. Chi lo ha fatto lo ha fatto con cognizione di causa dopo averlo visto all'opera per quattro anni condividendone, quindi, idee, toni e modi. Sul fronte opposto, invece, si è coagulato uno schieramento composito formato sia dai tradizionali sostenitori del Partito Democratico che da coloro il cui obiettivo principale era di arginare il presidente uscente: minoranze, repubblicani delusi, ambientalisti e militanti dei diritti civili . Più che un voto per Biden è stato un voto contro Trump. Mettiamoci il cuore in pace. Il fenomeno Trump non si è esaurito con queste elezioni. Anche se lui uscirà di scena, e non sembra affatto intenzionato a farlo, ci sarà comunque qualcuno che prenderà il suo posto incarnando un'ideologia, quella populista, che ha radicalmente mutato la scena politica lacerando profondamente il mondo occidentale. "Erratic" e "unpredictable", incostante e imprevedibile sono stati gli aggettivi più abusati dalla stampa anglofona per definire l'inquilino della Casa Bianca in questi ultimi quattro anni. Arrogante, presuntuoso, narcisista, egomaniaco, collerico e spaccone sono altri termini meno ingessati che, forse, rendono meglio l'idea del personaggio. Non ci sono mezze misure: Trump o lo si ama o lo si detesta. Ha spaccato l'opinione pubblica americana come il verbo populista sta spaccando quella europea. Le parole più ricorrenti nei suoi discorsi sono "first, best, great" usate ossessivamente, ovunque, per auto incensarsi e galvanizzare i fan adulanti. In termini di immediatezza di comunicazione il linguaggio del sovranismo populista sbaraglia quello dei rivali; la colpa è sempre degli altri, la responsabilità è tutta di chi è venuto prima. Ha un compito difficile, quasi insormontabile, chi cerca di articolare un messaggio che affronta le grandi questioni del nostro tempo facendo leva su analisi scientifiche e sociologiche che implicano pratiche e limiti che molti non sono disposti ad accettare. Quella di offrire risposte semplici a problemi complessi è una ricetta che in politica, purtroppo, paga sempre, almeno nel breve periodo. Perché preoccuparsi per l'emergenza climatica? Adottare politiche di corto, medio e lungo termine per raffreddare il pianeta implica ribaltare l'attuale modello di sviluppo riconvertendo economia e stili di vita. Molto più facile ignorare il problema negandolo. Si arrangeranno le generazioni future. L'emergenza covid-19 sta devastando la società mettendo a nudo l'inadeguatezza dei sistemi sanitari e provocando un altissimo costo in termini di vite umane? Si contestano i numeri e si rigettano le raccomandazioni degli esperti sperando che un vaccino possa ristabilire presto la normalità. Intanto a rimetterci sono le fasce più vulnerabili. L'immigrazione rappresenta un fenomeno del nostro tempo che mette a nudo gli squilibri fra paesi ricchi e paesi poveri? Basta costruire un muro per togliere dalla vista il problema facendo finta che non stia succedendo niente. Peggio per chi sta dall'altra parte. Stiamo assistendo ad un preoccupante processo di divaricazione fra una consistente fetta della società e il mondo scientifico. I diverbi a distanza fra Donald Trump e l'immunologo Anthony Fauci non sono che uno dei tanti esempi. Il pensiero del populismo negazionista nelle ultime settimane ha inaugurato di un nuovo filone, quello elettorale. Il rifiuto di Trump di riconoscere la vittoria di Biden non solo rigetta i fatti ma mette anche a rischio il fulcro su cui ruota la democrazia liberale. Nel 2024 si andrà a votare su entrambe le sponde dell'Atlantico con le elezioni presidenziali negli Usa e quelle del Parlamento Europeo. Quattro anni passano in fretta. Due narrative si scontrano. Tra realtà e fake news.

Gazzetta di Mantova, 26 Novembre 2020

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