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Da Srebrnica a Vipiteno/Sterzing. L'omaggio ad Alexander Langer di Roberta Dapunt e Marcello Fera

1.3.2020, autore

Il 22 febbraio Alexander Langer, scomparso il 3 luglio del 1995, avrebbe compiuto 74 anni, per l’occasione gli amici della Fondazione a lui intitolata sono arrivati da tutta Italia a Vipiteno, sua città natale, per ricordarlo e fare il punto sulle attività future in una serie di incontri che si sono tenuti anche domenica 23.

Il compositore Marcello Fera e la poetessa Roberta Dapunt, hanno dedicato ad Alexander Langer  sabato pomeriggio, nell’affollato teatro di Vipiteno alla presenza di numerose persone,   “La sacra conversazione”, un dialogo tra parole e musica.

La musica è stata composta ed eseguita dallo stesso Fera, stimolato dalle parole della Dapunt, che ha scelto tra i suoi testi quelli che raccontano il legame con la terra e il corpo, la malattia e le solitudini, ma anche alcuni passaggi del discorso tenuto da Langer ad Assisi nel 1994 "Quattro consigli per un futuro amico", trovando quelle parole di grande densità poetica.


Roberta ha letto nell'occasione due testi inediti pensati dopo il loro viaggio a Srebrenica nell'agosto del 2019 per partecipare alla settimana internazionale della memoria organizzata dall'associazione Adopt Srebrenica. Valentina Gagic è stata presente a Vipiteno in loro rappresentenza.

 

 

Roberta Dapunt, Nel tempo redento

A Srebrenica ci sono madri che hanno occhi
che tutto hanno veduto
e con riferimento a Dio una sapienza infinita.
Silenziose verticalità, hanno mani che conoscono la preghiera,
uno spirito che impasta la materia sensibile che fu tradita.

 Nulla di buono a Srebrenica, nella speranza che il contrario sia fecondo
riuscirà il tempo a redimere dal titolo di sofferenza
che questi pochi versi provano a dire.

 

 

Roberta Dapunt, Il valore dei beni in Srebrenica

 La volontà succede ai morti
nella custodia dei beni e dei valori, penso:
i vivi sono il terreno e si coltivano, depositata cura
che non scompare, il riguardo è una visione di chi rimane,
unico mezzo morale che riuscirà ad arare il campo,
perché germini la semente dal valore che raccoglie l’insieme.

E può la raccolta del grano diventare un raccolto umano,
ritrovarsi unità le singole parti, e in conseguenza recuperare,
riportare e cogliere dalla terra ciò che cadde
e si ruppe dividendo i sentimenti che spingono alla coltivazione.

 

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