Lettera degli studenti sulla “Lettera a San Cristoforo” di Alexander Langer.
Classe prima B
medie Marcelline
Siamo ragazzi di una classe prima media B dell’istituto Marcelline di Bolzano. Insieme al nostro professore di italiano, Francesco Comina, abbiamo chiuso l’anno scolastico leggendo la “Lettera a San Cristoforo” di Alexander Langer. L’abbiamo analizzata, discussa e ci siamo divisi in quattro gruppi. Ognuno di noi ha dato la sua interpretazione e abbiamo annotato le varie riflessioni. E così abbiamo pensato di rivolgerci ai cittadini dell’Alto Adige, la terra dove è nato e cresciuto Langer, per cercare di capire se le sue intuizioni siano ancora attuali e valide. E ci sembra che non solo parlino a noi oggi, ma anticipino grani questioni, che saranno fondamentali nel prossimo futuro.
Viviamo in una società che vuole sempre di più, rendendoci egoisti e irrispettosi. Grazie a Langer vorremo cambiare il nostro/vostro modo di vivere. San Cristoforo è un simbolo – ci ha spiegato il professore – ed è un personaggio leggendario che di solito troviamo affrescato nelle nostre chiesine di montagna. E’ un traghettatore di persone, che ha accettato senza lamenti e ripensamenti un compito diverso dagli altri, ovvero guadare un fiume pericoloso trasportando sulle spalle Gesù bambino. Il piccolo, prima leggero, di colpo si è fatto pesante e Cristoforo, grazie alla sua forza fisica e alla sua massiccia santità (era un soldato romano convertito al cristianesimo e alla nnviolenza), lo ha portato, a fatica, sull’altra riva. Langer ha preso questa legenda come simbolo per spiegarci come oggi sia fondamentale passare dalla società competitiva e violenta (con terribili guerre che minacciano la sopravvivenza dell’Europa e del mondo) facendo una conversione ecologica, ossia abbandonando il pensiero del “tutti contro tutti” per arrivare ad una società sostenibile e solidale.
E allora ecco le domande che ci siamo posti in classe: “Come viviamo?” “Come ci istruiscono?” “Come siamo davvero?”. Siamo cresciuti in una società dove ogni bene e ogni male è trasformato in merce e deve essere pagato, che sia con i soldi o con l’anima (la forza interiore). Il motto olimpico che ci indica Langer: “Citius, altius, fortius” è l’emblema di questa società divisiva. L’uomo uccide diversamente dagli animali perché questi ti divorano per istinto. L’uomo uccide per consumo, per interesse, per denaro perché anche la morte – come ricorda ancora Langer nella sua Lettera – è diventata merce (vedi Auschwitz, ma vedi anche il traffico di organi, vedi le guerre di oggi…). Ecco allora l’indicazione a passare da una civiltà del “di più” ad una del “può bastare”. Ecco la missione di traghettare la nostra società dal “citius, fortius, altius” al “lentius, profundius, suavius”, più lenti, più profondi, più dolci. Perché il nostro mondo si è arricchito molto economicamente ma si è impoverito umanamente, intellettualmente, culturalmente. San Cristoforo insegna le qualità della mansuetudine, della sobrietà, della semplicità perché se ci ponessimo tutti un limite allo sviluppo forse potremmo ancora salvarci e salvare il fragile sistema ambientale che ci circonda. Grazie Langer che ci hai raccontato questo bella storia e che ci inviti continuamente a pensare al nostro impatto nel mondo.