Alexander Langer e il “Verona Forum, per la pace e la riconciliazione in ex-Jugoslavia”: partire da un gruppo misto
Insieme a un inarrestabile desiderio di libertà, la caduta del muro di Berlino nel 1989 aveva messo in moto anche una rinascita delle aspirazione nazionali ed etniche nei territori di quella che verrà in breve tempo chiamata “ex-Jugoslavia”.
Nel maggio 1991 Alexander Langer, presidente del Gruppo Verde al Parlamento europeo, viene invitato, da un gruppo di intellettuali serbi molto preoccupati dell’aria che s’iniziava a respirare nel loro paese, a una “carovana di pace” in Kossovo e, in novembre, a un’analoga iniziativa promossa dalla Helsinki Citizens’ Assembly.
Era nata in quel contesto l’idea, che Langer aveva imparato da giovane nel suo Alto Adige-Südtirol lacerato dalle bombe, di offrire un tavolo di dialogo a esponenti di tutte le regioni di quel paese, affinché periodicamente si potessero riunire ed avanzare comuni proposte di soluzione, laddove i signori della guerra non riuscivano a mettersi d'accordo, capaci di contagiare - anche grazie al sostegno internazionale - persino i governi, i parlamenti, i mezzi d'informazione.
Alla prima riunione, tenutasi nel settembre 1992, era sembrato di buon auspicio dare il nome di quella rete nascente alla città che li ospitava e di chiamarla “Verona-Forum per la pace e la riconciliazione nei territori dell'ex-Jugoslavia”. A svolgere una funzione di moderazione, di garanzia e d’impulso avevano da allora dedicato tutte le loro forze lo stesso Langer e la deputata austriaca Marijana Grandits.
Con le sue conferenze molto partecipate a Verona (1992 e 1993), Strasburgo (1993), Vienna (1993), Bruxelles (1994), Parigi (1994), poi direttamente a Tuzla (1994), Skopje e Zagabria (1995), il Forum era diventato l'unico circuito di relazioni tra persone provenienti da un territorio mentre continuava a crescere la contrapposizione, la pulizia etnica, la guerra.
In questo Sito si possono trovare le tracce di questo lavoro appassionato – dimostratosi infine vano – rivolto a vincere la guerra con le armi pacifiche della parola e l’invenzione di nuovi strumenti giuridici e d’azione purtroppo non attivati in tempo: la Corte penale internazionale, una forza di polizia internazionale e dei Corpi civili di pace guidati dall’ONU per proteggere almeno i civili dal genocidio e dai crimini contro l’umanità, una nuova Convenzione sulle minoranze rispettosa dei diritti dei singoli cittadini, il sostegno esplicito alla società civile e alle forze di dialogo.
Il 26 giugno 1995, ad un mese di distanza dalla bomba che uccide 70 giovani nella Tuzla interetnica del sindaco Sélim Bešlagić e pochi giorni prima del terribile eccidio di Srebrenica, Alexander Langer si reca a Cannes per consegnare ai capi di stato e di governo un appello, sottoscritto da decine di parlamentari: facciamo qualcosa per fermare questa guerra di conquista etnica perché “L’Europa nasce o muore a Sarajevo”.