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Alberto Papuzzi , Alex Langer. La fatica di costruire ponti
16.6.2007, "Tuttolibri"
L’aspetto più sorprendente della biografia di Alexander Langer,come l'ha scritta lo storico torinese Fabio Levi (In viaggio con Alex), è l'incontro e l'intreccio di personaggi i più vari e lontani e di tensioni che riguardano i destini del mondo, dentro il microcosmo di una città periferica come Bolzano e dentro il cul-de-sac di una questione locale come il Sudtirolo. Al di là delle valutazioni politiche sull'efficacia della sua azione, la vita di Langer e la sua militanza respirano di un'atmosfera carica di suggestioni, un crogiolo in cui stanno insieme don Milani e padre Balducci, Ivan Illich e Leonardo Sciascia, Messner e il Tibet, la guerra nei Balcani o i diritti dei curdi. Langer era nato nel 1946 quasi su un confine: a Sterzing/ Vipiteno, nella valle dell'Isarco, sulla direttrice del Brennero. Di origini austriache i genitori, in casa si parlava il tedesco: il padre era un medico ebreo, aristocratica la madre, prima donna a laurearsi in chimica nel nostro Paese. L'ambiente ideale per una formazione eclettica, libera e cosmopolita. A ciò si aggiunse la decisione di frequentare l'Università a Firenze (giurisprudenza). E' qui che Langer sente maturare interesse, sensibilità, solidarietà nei confronti dei più poveri, anche grazie a don Milani, il prete della scuola di Barbiana, che ispira Lettera a una professoressa, e a padre Ernesto Balducci, la cui rivista, “Testimonianze”, vede collaborare il giovane altoatesino. Il quale si adopera, con don Enzo Mazzi, anche per l'uscita del notiziario della Comunità dell'Isolotto.
Quando torna a Bolzano, forgiato dal dissenso critico, Langer si trova a fare i conti con la divisione della città fra tedeschi e italiani. In opposizione all'idea di un monolitico blocco etnico tedesco, coeso attorno a un unico partito, la Volkspartei, e a un unico giornale, il “Dolomiten”, e convinto che sia un rischio assimilare la contrapposizione fra tedeschi e italiani a quella fra conservatori e progressisti, affida le proprie idee, e del suo gruppo di amici, a una nuova rivista, dal titolo significativo: “Die Brücke/Il ponte”, le cui pagine accolgono i temi dominanti del momento: Vietnam, Guerra dei Sei giorni, dittatura dei colonnelli, movimento hippy, e creano scandalo per l'uso del bilinguismo. E' l'inizio di un rapporto con la questione altoatesina destinato a durare tutta la vita e che costituisce la sua base elettorale.
In parallelo c'è, su un versante opposto, l'impegno nel mondo, con un intenso viavai fra i luoghi dove prendono forma i problemi che appassionano questo spirito di avanguardia, questo libero battistrada, come lui stesso si definiva. Il titolo della biografia non allude a una metafora: si racconta realmente Langer attraverso i suoi viaggi: in Germania, a Mosca, in Brasile o a Sarajevo. Molti suoi incontri - per esempio con Sciascia o Messner - sono legati all'attività giornalistica per “Lotta continua”, e in seguito anche sul “Manifesto” o sull'“Unità”. In parte i viaggi sono fatti per incombenze politiche: consigliere provinciale per una lista civica interetnica e bilingue (Bolzano 1978), quindi nei Verdi, prima come consigliere regionale e dal 1989 come deputato europeo. Il segno della sua militanza è la diffidenza per gli stereotipi della politica.
Costruito su queste due prospettive, In viaggio con Alex è un libro affascinante perché denso di avventure della mente, ma anche reali. Nello stesso tempo, l'autore fa crescere l'attenzione a un disagio interiore del protagonista. L'altra faccia dell'impegno di Langer è l'ansia di farsi carico dei problemi che si trova a affrontare. “Io sono in grande e profonda crisi - scrive nel '93 -. Ho davvero seminato troppe promesse ed acceso troppe speranze: non riesco a mantenere, sento l'angoscia dell'inadempienza ormai invincibile”. All'inizio del '95 ancora s'impegna nella stesura di un Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica. Il 29 giugno pronuncia a Strasburgo l'ultimo discorso, sull'accoglienza ai rifugiati. Il 3 luglio s'impicca a un albicocco non lontano da San Miniato. “I pesi - dice un biglietto - mi sono divenuti davvero insopportabili”.