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Massimiliano Fiorucci , Un esploratore della convivenza oltre le frontiere della purezza etnica
14.8.2007, "il manifesto" , 14/08/2007
Dell'importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera. Occorrono ‘traditori della compattezza etnica’, ma non ‘transfughi’”: suona così l'ottavo dei Dieci punti per la convivenza inter-etnica redatti da Alexander Langer nell'ultimo periodo della sua vita, poco prima delle sue “estreme dimissioni”. A questo “mediatore” assolutamente unico nel panorama italiano è dedicato il bel libro dello storico torinese Fabio Levi: In viaggio con Alex. La vita e gli incontri di Alexander Langer (1946-1995). L'autore ricostruisce, in modo puntuale, appassionato e rigoroso la militanza di Langer attraverso i suoi viaggi e attraverso i suoi incontri con persone comuni e con uomini straordinari (da Don Milani a padre Ernesto Balducci, da Rheinold Messner a Leonardo Sciascia fino a Ivan Illich solo per citarne alcuni). “Ripercorrere l'esperienza di Alexander Langer - afferma l'autore - consente di seguire un itinerario di vita pieno di avventure, attraverso i luoghi cruciali della storia d'Italia e d'Europa dagli anni Trenta del Novecento fino alla fine del secolo. E questo da un'angolatura particolarissima, frutto - oltre che di uno slancio ininterrotto di Langer verso i più deboli - della sua origine sudtirolese e della sua capacità di far giocare nell'azione politica come nei rapporti quotidiani la ricchezza derivante dalla posizione di confine fra la cultura italiana e quella tedesca”.L'attenzione per i più deboli, per le minoranze, per gli esclusi rappresenta un tema costante dell'azione di Langer e un ruolo importante avevano giocato gli incontri con il priore di Barbiana e con padre Ernesto Balducci. Nel 1970, tre anni dopo la morte di don Milani, Langer, insieme a Marianne Andre, si impegna nella traduzione e nella pubblicazione in lingua tedesca di Lettera a una professoressa, affinché un più ampio pubblico possa avere accesso a quel libro dirompente.
Non era facile ricostruire il complesso e ricco percorso di militanza di Langer da Lotta Continua ai Verdi, dalla Campagna Nord-Sud al “Verona Forum per la pace e la riconciliazione in ex Jugoslavia”, passando per decine e decine di iniziative e temi in un continuo rimando tra esperienza locale e progressiva apertura europea e internazionale. Fabio Levi sceglie di seguire, per riuscirvi, il suo itinerario geografico, attraverso i luoghi di vita (Vipiteno/Sterzing, Bolzano, Firenze, Bruxelles, la Germania, ecc.) e quelli degli innumerevoli viaggi, dal Brasile (Amazzonia) alla Russia, dall'Albania al Medioriente, dai Balcani a Gerusalemme. E ognuno di questi luoghi diventa un'occasione di incontri per creare una “rete dal basso” che possa dare corpo alle “utopie concrete”.
Tra i suoi viaggi uno spazio significativo ricoprono l'Albania, che Langer visitò a partire dal 1990 come Presidente della relativa Commissione al Parlamento Europeo, e successivamente la tragica vicenda jugoslava, dove arrivò con una carovana pacifista che si concluse in Kossovo. Nei Balcani tornò più volte per incontrare dissidenti, gruppi alternativi, intellettuali e promosse numerose iniziative dentro e fuori dal Parlamento Europeo.
Tutta la sua esperienza è percorsa da un filo rosso: l'attenzione agli altri e soprattutto a quelli con meno diritti degli altri e poi la necessità di lavorare per garantire la convivenza tra gli uomini e tra gli uomini e l'ambiente. La conversione ecologica, infatti, ha rappresentato, a partire dagli anni Ottanta, un elemento centrale della biografia politica di Langer che gli consentì di ampliare ancora di più gli orizzonti della sua azione: “il termine di riferimento era diventato il futuro della biosfera considerata in tutte le sue componenti”.
Dalla biosfera, quindi, alla convivenza in Sudtirolo, dalla tragedia dei Balcani a Bolzano dove - se non fosse stato escluso per la sua obiezione al censimento - avrebbe partecipato alle elezioni come candidato sindaco, in un susseguirsi di convegni, riunioni e iniziative di respiro locale, nazionale e internazionale: “aveva però una spiccata predilezione per le riunioni locali, dove sapeva di imparare molto della vita concreta del paese e sentiva di poter svolgere con efficacia il ruolo a lui particolarmente congeniale di mediatore fra piccolo e grande, fra bisogni specifici e una prospettiva più ampia”.
In questo volume Fabio Levi fa emergere, con delicatezza, anche la fragilità di Langer, che il 3 luglio 1995 lo porterà al suicidio: “I pesi - scrive Langer nel suo ultimo tragico biglietto - mi sono divenuti davvero insostenibili, non ce la faccio più. Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto”.