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2.4.1 - Fondamentalismo e radicalità

Possiamo chiamare "realismo" lo spazio fra un discorso limite e una situazione data. (33)

In uno scambio epistolare pubblicato nel 1987 sul periodico corrispondenze, (34) Langer spiega che il movimento ecologista ha sicuramente caratteristiche di radicalità, per il modello di vita alternativo che propone e per le connotazioni spesso salvifiche o messianiche che ancora lo contraddistinguono, ma che non si può considerare un movimento rivoluzionario nel senso più tradizionale del termine. Esso infatti non solo rifiuta ogni forma di rottura o di accelerazione della storia, che invece caratterizzano i movimenti rivoluzionari, ma propugna viceversa un rallentamento della corsa dell'umanità verso il "progresso" e un adattamento ai processi evolutivi "lenti" più tipici della natura. E' quanto mai necessario per "chi si trova su un treno in corsa verso un abisso tirare il freno d'allarme anche se non saprebbe egli stesso guidare il treno nella direzione giusta, ed anche se magari non esistono ancora i binari precostituiti per un'altra scelta." (35)
In conseguenza di un simile cambiamento di prospettiva, la politica ecologica non individua alcun soggetto rivoluzionario - la borghesia o il proletariato nelle ideologie rivoluzionarie più recenti - né alcun depositario di un interesse generale. La tutela della "casa comune" - la Terra - e del patrimonio ambientale mondiale, infatti, interessa tutta l'umanità indipendentemente dalla collocazione geografica o di classe degli uomini. (36) Nella logica forzata della ricerca di un "soggetto interveniente" privilegiato, può al limite essere individuato il singolo individuo come principale responsabile al contempo di un degrado o, viceversa, di una valorizzazione della natura.
Rifiutando per il movimento politico verde l'appellativo di rivoluzionario, Langer si trova però spesso a ragionare sul tema della radicalità. (37) Particolarmente significativo - e provocatorio - è il titolo di un suo intervento a Verona il 10 febbraio 1989 nell'ambito di una serie di incontri intitolati Le città invisibili: "Noi, fondamentalisti? A spasso per l'Europa". (38) Vogliamo analizzarlo per intero perché, pur ricorrendo il tema in moltissimi altri suoi articoli o interventi pubblici, si tratta sicuramente di una trattazione completa ed esaustiva di quello che Langer intende per radicalità e fondamentalismo, e di ciò che secondo lui dovrebbe caratterizzare una cultura politica ecologica.
Langer esordisce affermando di non credere di essere un fondamentalista e di dispiacersene un po': altrimenti "oggi dovrei fare il maestro elementare" (39) - dice ricordando la diffidenza di don Milani nei confronti di chiunque frequentasse l'Università. (40) Fondamentalismo e radicalità sono due termini equivalenti, in parte sinonimi di coerenza, che si riferiscono ad esperienze non integrabili, a movimenti e atteggiamenti che affermano e praticano, anche inconsciamente, la loro estraneità al sistema dominante ponendosi ad esso in maniera perpendicolare. La differenza sostanziale rispetto ai movimenti rivoluzionari è che questi, secondo Langer, si sono invece sempre contrapposti al sistema in maniera frontale, nella prospettiva di un ricambio di potere. Il fondamentalismo, invece, cerca di porsi un po' altrove, (41) rifacendosi a, e cercando di far vivere, valori ed esperienze in qualche modo "alternativi". Tali fondamentalismi possono essere di moltissimi tipi: politici (compresi il nazionalismo o il razzismo), religiosi (che possono portare all'estraniazione nel nome di valori "superiori"), di classe o settoriali, come i diversi tipi di obbiezione di coscienza. Naturalmente si può essere fondamentalisti per scelta motivazionale e valoriale, attraverso quindi una presa di coscienza individuale, ma anche trovarsi nella condizione di diventarlo "oggettivamente" per l'appartenenza, per esempio, ad una comunità etnica minoritaria che pratichi stili di vita "diversi". (42)
Il movimento ecologista, nel cercare di affermare e praticare "compatibilità diverse" - fuori e contro il sistema di sviluppo dominante - si pone automaticamente nel novero dei "fondamentalismi". L'essenza "alternativa" del suo essere movimento consiste nell'affermare l'equilibrio ecologico come parametro decisivo per valutare la qualità della vita, del benessere e della sostenibilità economica in contrapposizione all'impostazione dominante che preferisce l'indice dello sviluppo economico tout court. Gli atteggiamenti che ne derivano possono essere di due tipi: o l'impegno per "fermare", o rallentare, i meccanismi dello sviluppo, o una sorta di "dichiarazione individuale di indipendenza" nei confronti del pensiero unico dominante, con una conseguente estraniazione dal mondo. Il problema che si pone all'ambientalismo, inteso come movimento politico, è di poter conciliare questa nuova presa di coscienza sulla totale incompatibilità fra lo sviluppo dominante e l'equilibrio ecologico del pianeta con le personali ed individuali scelte di vita alternativa e con la consapevolezza di non poter esprimere per intero tale "perpendicolarità" nel gioco della politica, accontentandosi del fatto che solo una parte di essa possa diventare "proposta" politica e/o amministrativa.
Langer torna poi su un argomento a lui caro, più volte trattato in tantissimi articoli: i fondamentalisti più efficaci sono quelli che non sanno di esserlo, ovvero coloro che sono rimasti "tagliati fuori" dallo sviluppo e che da questo non hanno da attendersi che degrado ed emarginazione. (43) Mentre i militanti verdi tradizionali, ben rappresentati dal movimento, si sono sostanzialmente formati all'ecologismo "sui libri" - sono cioè dei verdi di testa - bisognerebbe poter ridurre il loro "fanatismo" ambientalista a favore di un fondamentalismo meno ideologico rappresentato dai verdi di cuore. (44) Da questa alleanza tra chi vuole "razionalizzare", chi vuole "conservare" e chi semplicemente dice "no, grazie!", risulterebbero facilitati anche l'uso dello strumento politico e i rapporti con il mercato. Si potrebbe cioè sviluppare uno spazio amplissimo di recupero degli sprechi, delle inefficienze e delle irrazionalità, promuovere una modifica dei consumi, una attenta valutazione dei meccanismi di costi e benefici (facendo corrispondere un costo ad ogni beneficio) e favorendo processi di "sganciamento" per chi rifiuta il modello dominate.
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