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Khalida Messaoudi e i confini aperti della democrazia

28.10.2001, Il Mattino 28.10.2001

Nel 1997,  l’algerina Khalida Messaoudi riceveva il primo premio Langer. Premiando Khalida s’intendeva appoggiare e sostenere tutta la società democratica algerina che era ed è tutt’ora impegnata in un’epocale e drammatica battaglia per i diritti umani e la democrazia in un paese e in un’area geografica  privi di tradizione democratica, in balia delle correnti eversive.
Giovedì 25 ottobre 2001, durante la trasmissione “Diario di guerra” del Tg 7, Khalida Messaoudi  spiegava con tenacia e determinazione, a quanti ancora non lo sapessero – e noi altoatesini dovremmo saperlo, per chi avesse seguito euromediterranea - , tra cui un attonito Giuliano Ferrara (che sembrava addirittura cadere dalle nuvole), le “semplici ragioni” della lotta che si era svolta in Algeria: impedire che andasse al potere un nucleo terrorista (il FIS, il Fronte Islamico di Salvezza) fautore di un progetto politico criminale e reazionario.
Khalida Messaoudi è una donna mussulmana, che non rinnega né la sua religione, né la sua cultura euromediterranea. Khalida ha i cappelli corti, non porta il velo, è una persona tenace, la sua voce è vibrante, è una persona che dice  “che la resistenza paga” ; Khalida è una donna che è stata eletta al parlamento algerino e che ha partecipato al governo; Khalida è una scrittrice, è “Una Donna in Piedi”  che dice “Le Mie Armi sono le Parole”.
Le ragioni di Khalida Messaoudi sono le ragioni di milioni di “musulmani”, uomini e donne, che hanno sperato e sperano nell’aiuto delle “democrazie occidentali”. Questa speranza è stata finora in gran parte delusa. Nel 1998, a Città di Castello, nel consegnare il premio Langer alle ruandesi Yolande Mukagasana e Jacquelines Mukansonera, Khalida Messaoudi rivendicava il diritto – al pari degli Stati Uniti -  alla difesa e alla resistenza armata  contro gli integralisti islamici: “ Come può l’Europa accettare che l’America  possa difendersi con qualsiasi mezzo contro l’integralismo e rifiutare di riconoscere lo stesso diritto agli algerini? Saremmo, forse, noi algerini, geneticamente più adatti a vivere o sopravvivere all’ombra dell’integralismo e del suo esercito di quanto non lo siano gli occidentali? L’Europa, che ha generato la Shoah, quando imparerà a guardare il mondo svantaggiato con gli occhi della memoria delle proprie sventure e delle proprie sofferenze?”.
Nel parlare della sua terra martoriata Khalida Messaoudi evoca spesso, e non a torto, la battaglia combattuta dagli Europei contro i fascisti e i nazisti, per evidenziare l’importanza della posta in gioco.
Il popolo algerino ha vinto la sua battaglia contro il FIS. Il popolo algerino ha vinto senza l’aiuto dei bombardieri degli americani e senza l’aiuto degli Europei. Oggi  Khalida Messaoudi chiede che la loro vittoria venga riconosciuta, perché la democrazia è senza confini.

(intervista di Lanfranco Di Genio pubblicato su "Il Mattino" del 28.10.2001)

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